Bozza di riflessione sugli arresti di settembre – Documento interno 1989

Per comprendere i passaggi salienti che hanno costituito il processo di riadeguamento dell’O, all’interno della RS fino alla sua attuale situazione vanno considerati due piani:

1) Quello del contesto attuale dello scontro.

2) L’altro relativo alle dinamiche che fanno vivere l’O. in questo scontro. Piani dialetticamente connessi ma che separeremo nell’analisi per meglio individuare, nel processo discontinuo che dall’82 ad oggi ha segnato un percorso di avanzate e ritirate, di sviluppo non lineare nella coscienza che ne ha acquisito l’O.

Analizzare questi passaggi salienti è necessario per entrare nel merito delle contraddizioni e leggi di movimento interne ad una FR. che agisce in un paese capitalisticamente avanzato in modo da non isolare i fatti specifici dal contesto generale che li produce. All’interno va valorizzato per intero il bilancio interno sintetizzato dall’allora Esecutivo in carica.

Lo stato generale dei rapporti di forza usciti dalla controrivoluzione degli anni ’80 determinarono condizioni durissime nel lavoro rivoluzionario, si trattava e si tratta di ricostruire i complessi termini politico-militari della guerra di classe al livello dato dallo scontro all’interno della presa d’atto che l’attività della controrivoluzione oltre a ridisegnare i termini del rapporto politico tra le classi ha materialmente scoperto (scompaginato nel senso di ambiti toccati, conosciuti dalla controriv) l’ambito di riproduzione delle avanguardie (in senso relativo ovviamente e non assoluto) soprattutto nei poli industriali e serbatoi storici di riferimento e di riproduzione delle BR. La necessità di ricostruzione si pone prima che nella coscienza d’O. come esigenza politica impellente oggettivamente dovuta all’approfondirsi dello scontro avvenuto sia sul piano politico generale che rivoluzionario anche perché il dato storico e politico raggiunto dallo scontro di classe in Italia è tale che a fronte della controrivoluzione ha fatto sì che permanessero ampi margini politici di recupero e rilancio dell’attività rivoluzionaria. Il processo Prassi/Teoria/Prassi che si sviluppa all’interno della Ritirata Strategica, per quanto non lineare, permette all’O., misurandosi con lo scontro, di prendere coscienza del tipo di contraddizioni che la controffensiva dello Stato e gli effetti della controrivoluzione nel campo Proletario hanno immesso al suo interno.

È superfluo entrare in questa sede nell’analisi delle condizioni interne che hanno prodotto la logica difensivistica in quanto ampiamente trattata nel Bilancio interno e testimoniata dall’oscillazione nella Teoria/Prassi dell’attività svolta dall’82 fino alla battaglia politica con “seconda posizione” Ci interessa qui mettere in evidenza un aspetto dì quel periodo che solo nel medio periodo ha prodotto i suoi effetti negativi. Ci riferiamo alle modifiche avvenute nel modulo Politico-Organizzativo giustificate dal momento eccezionale e che dovevano essere temporaneamente adottate.

L’incapacità di uscire da questa eccezionalità per le contraddizioni politiche sopraddette ha comportato un impoverimento del corpo militante poiché privato del mezzo e del modo (la strutturazione del modulo) per formarsi e disporsi confacentemente al lavoro politico in regime di clandestinità e compartimentazione. Questo impoverimento ha favorito il verticismo delle sedi dirigenti e il prodursi non governato di dinamiche centrifughe e di gruppo, la perdita in ultima istanza del senso storico e politico della funzione dell’O. Un indebolimento che si ripercuoteva in negativo nel processo di riadeguamento in senso generale e nello specifico del processo di ricostruzione e di ricambio dei quadri dirigenti. Abbiamo messo in rilievo questa contraddizione perché importante dell’acquisizione da parte dell’O. del complesso funzionamento di una forza rivoluzionaria poiché in virtù dell’impianto Politico-Militare si sviluppa e agisce dentro ai criteri di un Esercito Rivoluzionario. Il difficile percorso di riadeguamento subisce una svolta quando insieme al ricentramento dell’analisi del quadro di scontro vengono analizzati questi nodi essenziali a cui l’O. doveva dare soluzione. Inizia così un periodo di commissariamento volto a ristrutturare e ridisporre il corpo militante non solo all’interno del modulo politico-organizzativo fondamentale (Cellule) ma adeguato alla coscienza complessiva che i compiti all’ordine del giorno richiedevano.

Questo processo interno di stretto indirizzo politico e di riorganizzazione necessariamente poteva formarsi solo nella messa in pratica dell’iniziativa d’O. col suo necessario portato, nell’attività di una ferma direzione e di disposizione/organizzazione delle forze che si dispongono sulla linea politica dell’O. A questo punto va tenuto conto che insieme all’approfondimento delle vecchie contraddizioni ereditate dalla sconfitta tattica dell’82 maturavano contraddizioni e problematiche di sviluppo prodotte dal duplice piano di Ricostruzione (interno all’O./esterno di direzione sul campo Proletario) perché il piano rivolto all’esterno implicava ed implica la capacità di effettuare la direzione adeguata alla fase di scontro Rivoluzionario. È evidente che un tale passaggio è divenuto di estrema importanza al fine di assestare il punto di equilibrio necessario affinché il processo di accumulo di contraddizioni e problematiche fosse governato verso la sua risoluzione. Infatti il commissariamento ha svolto questa funzione di governo soprattutto nella fase iniziale del processo avvenuto all’interno di un controllo politico dell’evolvere delle contraddizioni vecchie e nuove. Tutto ciò sino a che il movimento prodotto dalla stessa attività dell’O, non ha posto sul terreno aspettative e scadenze incalzanti. Una dinamica di sviluppo che riversandosi dialetticamente all’interno dell’O. in quel delicato momento di assestamento, ha messo in difficoltà; e punto d’equilibrio tenendo conto del duplice piano di ricostruzione nel lavoro dell’O. Ma non è questo il fattore principale che permette l’errore, il punto critico che ha portato gli arresti di settembre; poiché anche questo movimento era governato seppure dentro una sua maggiore complessificazione, poiché previsto e analizzato dall’allora CE in carica. A questo quadro va aggiunto un altro fattore dell’analisi relativo al doversi misurare con le risposte che lo Stato avrebbe messo in campo sia per contrastare gli effetti politici dell’attività dell’O, sia per il tipo di pressione militare volta a smantellare l’O. Entrambi questi aspetti erano stati analizzati, ma la risposta pratica, le decisioni allora prese non sono state all’altezza di assorbire questo tipo d’urto (come i fatti hanno dimostrato). Quel che importa mettere in rilievo è perché le risposte non sono state adeguate; allora al quadro soprascritto del complessificarsi dei compiti e che ha creato una certa instabilità del punto di equilibrio va più precisamente collocato questo elemento di equilibrio il quale ha a che fare col famoso fattore dell’unità del politico e del militare per quel che riguarda la parte interna all’O.

Sebbene l’ordine di contraddizione sia stato preminentemente di crescita, queste andavano governate tenendo soprattutto conto che implicavano lo sviluppo di una concezione politico militare assai complessa da articolare all’interno (figuriamoci all’esterno in quanto inerente alla definizione delle modalità di sviluppo della guerra di classe). Ovvero non esistono solo risposte politiche o solo militari e organizzative, questi due piani devono vivere all’interno di una stretta interrelazione altrimenti si crea uno squilibrio pericoloso e difficile da ricucire. In parole povere, benché si fossero prodotte molte aspettative politiche, il modo con cui l’O. doveva misurarcisi non poteva solo riferirsi alla capacità di comprensione politica delle problematiche ma il loro affrontamento doveva essere condizionato dai tempi di assestamento militare nel senso più ampio del termine comprensivo anche della capacità di assorbimento organizzativo delle strutture. In questo senso il C..E. in carica pur avendo colto in termini generali il portato dei problemi, venendo meno a questo principio, non è riuscito a governare le risposte e la direzione di movimento soprattutto sul piano della controguerriglia e a fronte dei danni materiali causati dalla trattativa (Soluzione Politica). Era necessario operare un “congelamento” della dinamica di crescita lineare, un tempestivo raffreddamento del processo di riorganizzazione interna compatibilmente a ciò che imponeva i tempi di assorbimento Politico Organizzativo delle strutture anche se ciò avrebbe comportato risposte più lente alle scadenze politiche che l’O. stessa aveva contribuito a maturare. L’aver disatteso a questa realtà è stato nei fatti aver separato il piano politico dall’aspetto militare e organizzativo favorendo la divaricazione del punto di equilibrio tra questi due fattori. Ripercorrendo i passaggi dell’ultimo periodo è chiaro che il governo dello sviluppo dei diversi fattori costituenti l’O. stessa, all’atto pratico é vissuto discontinuamente attraverso successivi strappi in avanti. Il segnale politico che era necessario frenare il movimento era venuto anche dall’esito delle assemblee dei delegati. In quel contesto andava privilegiato l’assestamento delle strutture relativo al reale assorbimento organizzativo, posticipando in un secondo periodo le scadenze politiche della formazione/rinnovamento delle strutture dirigenti. La riflessione che se ne può trarre è che se la ragione di fondo dell’errore che ha favorito gli arresti sta nella rottura di questo punto di equilibrio (nel senso delle decisioni prese che prescindevano da questo) nel contesto del periodo di assestamento e del più generale riadeguamento dell’O., il fattore scatenante, il detonatore che ha acuito questo squilibrio sono state le spinte prodotte dalle scadenze politiche che stavano sullo sfondo. Le scadenze politiche sono dettate da due fattori che interagiscono tra loro: il contesto politico dello scontro tra le classi e l’intervento rivoluzionario in esso dell’O. nel momento in cui è intervenuta in questo modo ha promosso le condizioni per un avanzamento e approfondimento del piano rivoluzionario, posto che va tenuto conto che introno all’attacco l’O. ha lavorato sul duplice piano di costruzione/formazione, il movimento che si è prodotto ha ulteriormente spostato in avanti il terreno che definisce le scadenze politiche sul terreno Classe/Stato. La seconda scadenza sullo sfondo è dettata dalla politica dell’Alleanza sul terreno dell’Antimperialismo e richiede da parte dell’O. il massimo della preparazione politico/militare, il massimo dell’assestamento nella formazione delle forze per le dimensioni dello scontro Antimperialista. Queste scadenze hanno premuto per un loro affrontamento in avanti con tutto quello che ne consegue in termini di modificazioni del piano di scontro e sono maturate nell’attività complessiva dell’O. generando una spinta oggettiva per delle soluzioni linearmente intese. Uno degli errori del C.E. nel definire le direttive di lavoro è stato proprio quello di riferirsi alle scadenze politiche senza concretamente valutare il sopraggiunto livello critico nel processo di assestamento interno dell’O. È bene precisare il senso che bisogna dare al termine “assorbimento organizzativo” in modo da evidenziare la piena valenza politica al di fuori della quale è possibile il rischio di un suo riduzionismo a mero significato tecnico. “L’assorbimento organizzativo” è la cartina al tornasole della capacità della struttura d’O. di saper attivizzare intorno al proprio lavoro tutte le energie proletarie di cui dispone traducendole via via in terreni sempre più stabili di Organizzazione di classe sul terreno della L.A. (reti, strutture, organismi) il tutto all’interno delle indicazioni generali dell’O. Un lavoro deputato a posare la basi, i mattoni fondamentali della fase di ricostruzione. In questo senso l’assestamento logistico e organizzativo nel senso tecnico del termine non esiste in quanto tale ma esso è il prodotto del lavoro politico dell’O. sul campo proletario e quindi di successivi livelli di responsabilizzazione delle Avanguardie verso lo scontro Rivoluzionario. È evidente allora come già nel lavoro delle strutture sia emersa la problematica della qualità della direzione come questione che attraversa orizzontalmente e verticalmente l’O. e che a livello di struttura non poteva che esprimere tutta la contraddittorietà del processo di formazione delle stesse. All’interno di ciò si può comprendere meglio la questione del punto di equilibrio nell’assestamento politico-militare delle strutture e come il complessificarsi dei compiti, i tempi differenti di movimento dell’evolvere delle contraddizioni e delle problematiche hanno creato una “massa critica” con tutto il corollario di errori a catena che ne sono derivati.

Aver analizzato le ragioni politiche ed i piani di contraddizione, non significa annullare nella dinamica di movimento le responsabilità degli errori che ai diversi livelli che si sono manifestati. Al contrario, poiché di volta in volta, seppure in modo frammentato questo quadro era stato focalizzato dal CE, e fatto presente (anche in termini di indicazioni politiche) sono più gravi gli atteggiamenti dei singoli che venendo meno ai compiti e alle direttive hanno fatto prevalere personali modi di condurre il lavoro sino ad episodi di vera e propria indisciplina. Ad un anno dal commissariamento si manifestavano in quasi tutte le strutture contraddizioni e problemi che seppure differenziati su questioni diverse erano originati dal medesimo meccanismo. Il C.E. pensò che fosse dovuto all’eccessivo “accudimento” che il commissariamento esercitava sulle strutture a tal punto da rendere le strutture e i compagni poco responsabili verso il lavoro. Questo perché molte delle contraddizioni si manifestavano anche sul piano politico. In questo senso fu fatto l’errore di una parziale riduzione del commissariamento. Questo fu un errore perché il C.E. si riferì alla manifestazione del problema senza capire che era originato dalla spinta che oggettivamente si era creata dall’attività complessiva dell’O, e che trovava le strutture ancora giovani (problema della giovinezza politica). Quindi conseguentemente il processo di formazione doveva continuare ad essere rigidamente governato misurandolo però sui nuovi termini di riferimento (sicuramente diversi al varo delle strutture).

In tal modo sarebbe stato più facile rapportarsi al grado di “assorbimento organizzativo” in quanto al controllo politico sarebbe risultato immediato e laddove le strutture avevano difficoltà politiche nel lavoro e porre i rimedi opportuni.

Sul piano politico generale a questo stadio del processo Rivoluzionario è necessario elaborare una vera e propria condotta della guerra di classe, per quanto particolare sia, ma anzi a maggior ragione della sua complessità si imponeva questa capacità riferita ovviamente all’atteggiamento tattico da tenere in successivi momenti di sviluppo del processo Rivoluzionario.

 

Tratto dagli atti del processo «Hunt – Prati di Papa»

 

Messaggio dei Gap alle Br in occasione del sequestro Sossi

Compagni delle BR

Per i boia e gli oppressori non occorrono processi: la sentenza, segnata dalla loro stessa esistenza di infami al servizio del potere è una sola, ed ogni proletario, ogni rivoluzionario la conosce, la fa propria, è chiamato ad eseguirla: la morte a chi ci priva della vita e della libertà, la soppressione immediata di chi ci sopprime giorno per giorno. Per Mario Sossi non occorrono processi. A questo famigerato fascista implacabile persecutore del proletariato e delle sue organizzazioni la sinistra rivoluzionaria ha risposto BASTA; ora bisogna scrivere FINE. Ma nelle carceri dello Stato che Sossi ha servito fedelmente sono ancora rinchiusi coloro che per essersi liberati allo sfruttamento dei padroni sono stati condannati ad anni ed anni di galera come monito per tutti gli altri rivoluzionari. Ci riferiamo soprattutto ai nostri compagni del G.A.P. XXII Ottobre: essi non desiderano la libertà più di quanto la desideri ogni uomo che ne venga privato: essi sopportano il carcere con il coraggio e la dignità di chi ha compiuto il proprio dovere rivoluzionario. A una libertà che non fosse di tutti forse potrebbero anche rinunciare, ma proprio affinché possano continuare a lottare per la libertà dallo sfruttamento capitalistico noi dobbiamo strapparli alla galera, restituirli al loro impegno di combattenti nella lotta di classe, esigere quindi la loro liberazione. Per questo, solo in cambio di questo, l’eliminazione di un aguzzino può essere sospesa o rinviata, solo così l’attacco allo Stato e alle sue istituzioni diviene effettivo e quindi oggi questo vi chiediamo, che la parola d’ordine sia una sola FUORI ROSSI O A MORTE SOSSI.

Compagni delle BR ogni altra soluzione sarebbe oltre che una scelta ingiusta un errore politico, una sconfitta, perché conforterebbe nel nemico il sospetto che la lotta armata sia destinata a restare ancora per molto un simbolo che non porta risultati concreti.

Chiediamo pertanto, in cambio del rilascio del magistrato fascista Mario Sossi, la liberazione dei compagni: Mario Rossi, Giuseppe Battaglia, Augusto Viel, Rinaldo Fiorani, Aldo De Scisciolo, Cesare Maino, Gino Piccardo, Silvio Malagoli e, in considerazione del suo stato di salute, di Adolfo Sanguineti.

I GAP Genovesi

Fatto pervenire il 24 aprile 1974

Comunicato congiunto Br-Nap su azione contro Ispettorato Distrettuale di prevenzione e pena

Giovedì, 22 Aprile 1975, un nucleo armato delle BRIGATE ROSSE e dei NUCLEI ARMATI PROLETARI ha occupato e perquisito la sede dell’Ispettorato Distrettuale di Prevenzione e Pena di Milano, in Via Crivelli 20.

Le carceri rappresentano l’ultimo anello della catena della repressione antiproletaria.
Le carceri sono lo strumento attraverso il quale lo STATO della borghesia continua la sua opera di distruzione fisica della massa dei proletari emarginati e delle avanguardie rivoluzionarie in particolare.
La segregazione umana in cui vengono tenuti i compagni detenuti non è solo il prodotto della mente malata di qualche carceriere sadico (che pure ha la sua parte di responsabilità), ma corrisponde alla scelta della borghesia di eliminare con ogni mezzo le avanguardie comuniste e di liquidare il movimento dei detenuti.

È cosi che negli ultimi tempi sono state adottate, a partire dal carcere di Alghero, tecniche di tortura psicologica già abbondantemente sperimentate in Germania dai nazisti vecchi e nuovi.
Peraltro non vengono scartati metodi meno raffinati come l’accoltellamento di tre compagni nel carcere di S. Vittore, eseguito con la complicità di tutta la gerarchia carceraria.
Si tenta inoltre di fiaccare la resistenza dei compagni detenuti, che nel carcere continuano a mantenere il loro ruolo di rivoluzionari, sottoponendoli ad ogni sorta di angherie, che vanno dalla perenne reclusione nelle celle di isolamento, ai pestaggi, ai continui ed improvvisi trasferimenti.
Il funzionamento di questa mostruosa macchina omicida viene diretta dai vari Ispettorati di Prevenzione e Pena, con i relativi Ispettori che sono i diretti responsabili.
Parlare della riforma delle carceri come fanno alcuni borghesi “illuminati” e alcuni partiti cosiddetti di “sinistra” è solo il tentativo di portare, con altri mezzi più efficienti e più moderni, l’attacco controrivoluzionario, tendente a distruggere ogni forma di organizzazione comunista armata, che si esprime dentro e fuori le carceri.
LE CARCERI DELLA BORGHESIA VANNO DISTRUTTE E NON RIFORMATE!

TUTTI I COMPAGNI DEVONO ESSERE LIBERATI!

Compagni,
l’attacco all’occupazione, i vari licenziamenti, l’intensificazione dello sfruttamento e l’uso sempre più massiccio dell’apparato dello stato contro i proletari sono una dimostrazione di come la borghesia vuole risolvere la sua crisi!

Il carcere in questo contesto è uno degli strumenti fondamentali usati per isolare e distruggere ogni focolaio di resistenza proletaria, utilizzato anche in maniera terroristica nei confronti delle classi in lotta.

Di fronte alla GUERRA scatenata dai padroni compito delle avanguardie è quello di organizzarsi sul terreno della LOTTA ARMATA sviluppando ovunque l’attacco contro i centri di potere dello Stato delle MULTINAZIONALI, i suoi uomini e le sue strutture!

È su questa direttrice che si deve sviluppare la lotta e l’organizzazione armata del proletariato, cogliendo la contraddizione fondamentale che contrappone oggi il proletariato, al suo nemico: LA LOTTA ARMATA PER IL POTERE!

Non è quindi con la pratica di inutili incendi che si intacca il potere della borghesia. Essi sono facile esca per la provocazione anti-operaia e per la speculazione riformista.

 

PORTARE L’ATTACCO ALLO STATO!

ATTACCARE E DISTRUGGERE I COVI DELLA REPRESSIONE CARCERARIA!

COSTRUIRE IL POTERE PROLETARIO ARMATO!

LOTTA ARMATA PER IL COMUNISMO!

Milano, 22-4-1976

BRIGATE ROSSE

NUCLEI ARMATI PROLETARI

Campagna Dozier – Comunicato N. 4

Compagni, proletari,
l’iniziativa delle Brigate Rosse, attaccando il punto più alto del sistema imperialista, la Nato, ha portato ad un livello superiore lo scontro di classe, ha reso più evidente lo scenario globale, il terreno politico  dello scontro frontale della guerra di classe. La guerra imperialista come scelta centrale su cui si adeguano le scelte complessive e specifiche della borghesia imperialista che le porta avanti in termini coscienti e con determinazione scientifica, separano sempre di più gli interessi delle masse da quelli della borghesia. Sempre più assume peso reale, come interesse delle masse la proposta rivoluzionaria della guerra civile per il Comunismo.
La crisi capitalistica genera la guerra imperialista. Solo la guerra civile antimperialista può affossare la guerra!!!
 Attaccare il proletariato, la sua capacità d’organizzazione, il suo Progetto politico con ogni mezzo è diventato il compito centrale della borghesia imperialista. Il governo usa il vestito militare, le quattro emergenze si sono riassunte in un’unica direttiva centrale: attaccare il proletariato con tutti i mezzi. Il C.I.I.S. come centro di comando integrato agli Usa ha assunto l’iniziativa: al parlamento sono stati riservati gli applausi, agli stupidi le interpellanze parlamentari. Perché la borghesia imperialista ha paura dei contenuti del Programma rivoluzionario e delle ragioni sociali della guerra di classe? Perché cerca con ogni mezzo di camuffare la proposta rivoluzionaria, ricorrendo all’uso scientifico dei mass-media? Mai come oggi la borghesia imperialista è cosciente che la guerriglia metropolitana è vicina ad un mutamento dei rapporti di forza: la conquista delle masse sul terreno della lotta armata, sul programma politico della transizione al Comunismo. E sa bene che questo è l’inizio della sua fine. La borghesia sa bene che non deve fare i conti solo con le Organizzazioni Comuniste Combattenti, ma con un processo di massa che sempre più assume caratteri globali, quelli della guerra civile sociale dispiegata.  Sa che deve fare i conti con un Fronte Combattente Antimperialista che ha come parola d’ordine centrale la guerra alla guerra imperialista. L’imperialismo appare sempre più come un “grattacielo di cartapesta” lacerato al suo interno da una crisi senza precedenti che, azzerando i suoi margini di manovra, lo fa contrarre su se stesso. Prova lampante è il progetto d’integrazione europea come blocco monolitico subordinato agli interessi degli Usa, che non riesce a trovare l’unanimismo neanche  su una questione come quella polacca, nel tentativo di ripristinare fino a livello di massa la fedeltà all’occidente, cioè il nuovo patriottismo dell’epoca moderna. Ma anche su questo problema sia la Germania che la Francia presentano differenziazioni marcate, anche se all’interno del contesto dell’alleanza occidentale. Oltretutto in Europa si è sviluppato un massiccio movimento antimperialista per la costruzione di un nuovo Internazionalismo proletario, per combattere insieme ed uniti per vincere con tutti i comunisti e con tutti i popoli che combattono contro l’imperialismo. Riteniamo essenziale assumere come asse centrale dello sviluppo rivoluzionario della lotta antimperialistica il Fronte combattente antimperialista, esso corrisponde alla fase della maturità dello scontro di classe ai livelli di coscienza raggiunti da tutto il proletariato. Il contenuto politico più importante di questa fase di scontro è tutto racchiuso nell’enorme ripresa del dibattito, della lotta e del combattimento proletario animato da un elemento di portata strategica: la volontà e la spinta all’unità del movimento rivoluzionario contro l’imperialismo. 
Contro la violenza del progetto proletario, contro la ricchezza e la vitalità delle lotte, si scaglia con tutta la sua violenza l’apparato della controrivoluzione di questo regime in agonia. Accanto ai mitra dei Cc si muove tutto il sistema che a livello di propaganda, informazione, manipolazione di coscienza, pianifica, gestisce e legittima i piani di annientamento antiproletari. Il sistema imperialista delle multinazionali vuole ghettizzare e compartimentare le questioni sociali, le lotte del proletariato metropolitano per impedire la comunicazione sociale proletaria e rivoluzionaria.
Compagni, proletari, 
 la borghesia imperialista attiva tutti i suoi mezzi di informazione per dare sostegno e legittimità all’attacco che porta contro le lotte, il bisogno del proletariato metropolitano e contro la sua avanguardia politico-militare; se il tentativo è quello di distruggere i canali di comunicazione tra le masse cercando di riprodurre l’ideologia della classe dominante dentro il proletariato; se il problema non è solo quello di manipolare l’informazione ma soprattutto quello nazista di estorcere, anche passivamente, una sorta di legittimazione proletaria alla inevitabilità della guerra imperialista, compito del sistema del Potere proletario armato è far vivere il livello di distruzione possibile dei canali della comunicazione sociale capitalistica, in quanto caratteristica predominante, nella congiuntura, della gestione, penetrazione dentro le masse del progetto controrivoluzionario e della necessità della borghesia imperialista di imporre ed estendere il suo dominio.
  Per il Proletariato e per il nascente sistema del Potere proletario armato non si tratta solo di smascherare i piani della borghesia, non si tratta più solo di controinformare rispetto alla manipolazione imperialista delle notizie, si tratta invece di disarticolare tutti i presupposti e gli strumenti su cui si regge la preparazione della guerra imperialista, si tratta di costruire la comunicazione sociale proletaria e rivoluzionaria. E’ evidente che l’attenzione proletaria e rivoluzionaria si rivolge ai propri interessi e crea unità e lotte, per questo da molti mesi gli organi di informazione capitalista tacciono su ciò che ben sanno: le torture e i massacri subiti dai proletari prigionieri nel kampo di Pianosa che si protraggono da mesi, e a Nuoro recentemente durante le lotte, e contemporaneamente la sperimentazione a Cuneo della strategia di annientamento dei proletari prigionieri e dei comunisti, e quello che accadono ai proletari e ai rivoluzionari quando cadono nelle mani della Ps e dei Cc: torturati, sequestrati per mesi e tenuti nascosti in luoghi segreti.
  I problemi, le difficoltà, anche gli errori del processo rivoluzionario sono tutti interni al terreno di confronto, di battaglia politica tra rivoluzionari. Non permetteremo che la borghesia utilizzi e stravolga questi problemi per costruire i “mostri da sbattere in prima pagina”, per costruire spaccature e lacerazioni, per legittimare, senza neanche avere il coraggio di gestirle apertamente, le pratiche argentine della tortura, dei sequestri e dei massacri. Il sorrisetto sprezzante per la vita dei militanti comunisti combattenti catturati, dei giornalisti democratici così malcelato nelle conferenze stampa, lo saprà spegnere il movimento rivoluzionario con l’unico mezzo che sono ormai in grado di capire: il piombo! Invece di sorridere stupidamente dovrebbero sorridere sulla sorte che è già toccata al torturatore Simone, grande esperto in controguerriglia armata e psicologica: è certo che lui non sorriderà più!!!
Compagni,
questi ultimi anni di dura lotta, di vittorie e anche di sconfitte, hanno messo in luce che la sua forza la borghesia la trova nelle incertezze, negli errori, nelle divisioni del fronte proletario. La rinnovata capacità offensiva del movimento rivoluzionario, la rinnovata volontà al confronto e all’unità trovano oggi le condizioni di realizzazione dentro l’unità più vasta che si sta concretizzando tra l’avanguardia comunista e tutto il movimento proletario. Trasformare il movimento antagonista proletario e le lotte per i bisogni politici ed immediati che hanno in sé tutti i contenuti della transizione al comunismo, in movimento rivoluzionario per la distruzione di questo regime e per la costruzione della società senza classi, è l’unica possibilità reale per la costruzione dell’unità di tutto il proletario nel sistema del potere rosso: il partito comunista combattente e gli organismi di massa rivoluzionari.
 Per questo, per le necessità imposte dallo scontro, non è più sufficiente avere come obiettivo l’unità sui singoli punti del programma rivoluzionario. Solo approfondendo il confronto sul bisogno politico oggi fondamentale per tutto il proletario metropolitano, la costruzione cioè di un sistema di potere, l’unico capace di imporre un programma rivoluzionario, che si dà possibilità di attaccare il progetto politico, economico, militare ed ideologico della borghesia imperialista in questa congiuntura e la conquista dei bisogni politici e materiali della classe,  dentro l’unica strategia possibile: la guerra civile antimperialista.
 Questa oggi non è un’utopia ma realtà viva ed operante nel dibattito e nelle lotte di tutto il proletariato metropolitano, non è un bel sogno ma progetto scientificamente costruito che, nella lotta alle barbarie dell’ordine imperialista, ai limiti imposti dalla legge del profitto, costruisce il nostro futuro. L’offensiva delle forze rivoluzionarie contro i centri nevralgici del progetto nemico, dal processo alla Nato contro la cattura del nemico porco yankee Dozier, all’attacco al carcere imperialista con la liberazione delle compagne dal carcere di Rovigo, dagli attacchi armati alle strutture che rappresentano il dominio della borghesia imperialista in Italia, alle lotte in fabbrica, nei ghetti urbani, nelle carceri, al rafforzamento dei canali e degli strumenti del dibattito e della comunicazione delle lotte e del sapere rivoluzionario: sono oggi gli elementi materiali da cui partire per la realizzazione dell’unità rivoluzionaria.
 Questo è il compito dei rivoluzionari in questa congiuntura: confronto serrato e battaglia politica per la sconfitta dentro al movimento rivoluzionario delle linee sbagliate: il frazionismo, il soggettivismo, l’economicismo… Queste tendenze che già tanti danni hanno prodotto nel movimento rivoluzionario oggi, in questa fase decisiva dello scontro, sono la via più facile per arrivare alla nostra sconfitta. L’obiettivo centrale della battaglia politica è la costruzione della linea giusta perché oggi questa è la posta in gioco: l’arretramento o la vittoria del processo rivoluzionario. Le fughe in avanti, gli appelli formali, l’unanimismo di facciata nascondono il problema vero da affrontare: l’unità nella chiarezza sul programma politico rivoluzionario per questa fase di scontro.
 Costruire il fronte combattente antimperialista! Combattere insieme ed uniti per vincere con tutti i comunisti e con tutti i popoli che lottano contro l’imperialismo!
Costruire gli organismi di massa rivoluzionari!
 Costruire il partito comunista combattente!
 Il carcere imperialista è il laboratorio centrale dell’annientamento dell’antagonismo di classe.
 La strategia della differenziazione è la filosofia che informa le politiche imperialiste in tutte le regioni della formazione economico sociale. La differenziazione ancora prima che come carattere proprio della politica carceraria, si definisce come strategia politica centrale dell’imperialismo, e questo al di là e indipendentemente dalle forme specifiche che può rivestire e che sono diversificate a seconda della fase e della congiuntura. Tali forme pur essendo estremamente variegate sono attraversate e percorse da un’unica sostanza: l’annientamento del processo di ricomposizione politica del proletariato metropolitano. E’ a partire dalla consapevolezza della natura ineliminabile delle contraddizioni di classe che l’imperialismo si muove. Il suo obiettivo strategico è l’annientamento dell’identità di classe, significa impedire che i diversi strati di classe che compongono il proletariato metropolitano e le lotte da essi sviluppate si ricompongano all’interno di un’unica strategia per il potere. La strategia differenziata nel carcerario assume la forma di un processo di ristrutturazione continua, finalizzato non solo a contenere e reprimere le lotte, ma risponde a due esigenze fondamentali dello stato imperialista delle multinazionali: colpire il movimento rivoluzionario e predisporre secondo una precisa linea strategica gli strumenti per sconfiggere la guerra civile antimperialista sul nascere. Il carcere imperialista, nel disegno strategico della borghesia imperialista, deve rispondere a molti compiti: la regolamentazione di grandi masse proletarie, l’annientamento scientifico e selettivo delle avanguardie comuniste, la diffusione di una immagine di terrore ed onnipotenza, lo studio e la raccolta di dati sulla guerriglia, come in un laboratorio affidato ai nuovi “cervelloni” della controrivoluzione e dell’annientamento proletario. Su questi argomenti è stato teorizzato e costruito tutto il circuito della differenziazione che oggi con i nuovi provvedimenti “ultrasegreti” la borghesia si prepara ad estendere: come se la volontà di annientare e massacrare il proletariato prigioniero potesse essere un segreto per qualcuno.
 L’attuale livello di applicazione di questo progetto rappresenta un grosso passo in avanti nell’omogeneizzazione delle pratiche controrivoluzionarie a livello europeo. La prospettiva della risoluzione dell’attuali contraddizioni fra i due blocchi, mediante la guerra imperialista, obbliga ogni singolo stato ad accelerare le tappe della pacificazione sul fronte interno, cioè lo obbliga a perseguire con ogni mezzo l’annientamento  di ogni forma di antagonismo che il proletariato metropolitano esprime.
 Smantellare il circuito della differenziazione!
 Liberare il proletariato prigioniero!
Guerra alla strategia differenziata e alla regolamentazione dell’annientamento!
 Chiudere con ogni mezzo le sezioni di lungo controllo!
 Guerra alla guerra imperialista! Guerra alla Nato! Guerra alla controrivoluzione preventiva!
 Guerra all’attuazione del progetto di espulsione della forza lavoro!
 Guerra alla nuova organizzazione del lavoro!
 Guerra alla ridefinizione – governo ferreo del mercato del lavoro!!!
 Guerra al piano di compressione differenziata dei costi della riproduzione sociale!!!

Per il Comunismo.
Brigate Rosse per la costruzione del P.C.C.

16/01/82