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Nucleo Armato 29 Ottobre, Azione Di Gennaro. Comunicato N.1

Il giorno 6-5-1975 alle ore 22,45 un gruppo di compagni ha fatto prigioniero Giuseppe Di Gennaro, consigliere di Cassazione, direttore dell’ufficio X della direzione degli Istituti di Prevenzione e di Pena del Ministero di Grazia e Giustizia, organizzatore e direttore del Centro elettronico di calcolo dell’amministrazione penitenziaria, strumento del potere per la schedatura ed il controllo sempre più efficiente di ogni singolo detenuto. Da 10 anni al servizio della repressione di Stato in funzione antiproletaria, Di Gennaro svolge un ruolo di copertura al quotidiano massacro che il potere perpetua all’interno delle sue carceri contro i proletari, affiancando il paternalismo più schifoso all’aperta attività di coordinamento di tecnici e teorici del perpetuamento e rafforzamento efficientista delle strutture carcerarie a livello nazionale ed a livello internazionale, quasi sempre con l’appoggio e la copertura dell’U.N.S.D.R.I (Istituto di ricerca delle Nazioni Unite per la Difesa Sociale). Tutto questo è stato confermato dagli interrogatori cui è sottoposto. Il sequestro di Di Gennaro rappresenta un momento di forza per il proletariato detenuto ed ha permesso ad un gruppo di compagni reclusi all’interno del carcere di Viterbo di attuare un’azione armata che attualmente, alle ore 23 del giorno 9-5-1975, vede questi compagni barricati con degli ostaggi. La libertà provvisoria del fedele servo Di Gennaro è strettamente legata all’incolumità fisica dei compagni, e all’accoglimento di tutte le loro richieste. Il potere si è immediatamente scatenato: alle ore 22,50 da Roma è partita una compagnia di 75 uomini con una fotoelettrica comandata dal capitano Muzi della PS.

Queste iniziative compromettono seriamente la salvezza di Di Gennaro.
Lotta armata per il comunismo, creare e organizzare 10, 100, 1000 Nuclei Armati Proletari.
Roma, maggio 1975.
Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 235-236.

Nuclei Armati Proletari, Autonomia Proletaria, Nucleo Esterno Movimento dei Detenuti

Compagni detenuti il volantino qui allegato è la trascrizione del testo megafonato la notte del 1° ottobre 1974 davanti ai carceri di Milano, Roma e Napoli e seguita da un’esplosione che aveva lo scopo di distruggere le apparecchiature trasmittenti. L’isterica reazione della stampa borghese e revisionista ha prodotto un unico tentativo di falsare la realtà ed i contenuti della nostra azione ed un ridicolo tentativo di collocarla politicamente a destra. Brucia al culo dei padroni e del potere repressivo che ex-detenuti si siano organizzati all’esterno dei carceri con il preciso scopo di sostenere e proseguire, all’esterno, la nostra lotta comune contro il fascismo di Stato. Ora compagni sta a voi dare la giusta risposta di lotta per il conseguimento degli obbiettivi espressi nelle piattaforme, lottando.

Il testo del comunicato trasmesso a Rebibbia, Poggioreale e San Vittore: «Attenzione, state lontani, questa apparecchiatura e questo luogo sono minati ed esploderanno al minimo tentativo di interrompere questo messaggio. Compagni e compagne detenuti nel carcere, questo messaggio è rivolto a tutti voi dai Nuclei Armati Proletari che si sono costituiti in clandestinità all’esterno dei carceri per continuare la lotta dei detenuti contro i lager dello Stato borghese e la sua giustizia; il nostro è un appello alla ripresa delle lotte per il conseguimento degli obbiettivi espressi nelle piattaforme dal ’69 in poi. Una ripresa delle lotte nei carceri che ci vede uniti, ora come dal ’69 in poi, al proletariato; contro il capitalismo violento dei padroni, contro lo Stato dei padroni ed il suo governo.

La risposta dello Stato borghese a cinque anni di lotta dura è stata una crescente repressione ed una serie di provvedimenti fascisti tra i quali il raddoppio della carcerazione preventiva, ed il definitivo affossamento del progetto di riforme penali decantato dalla pubblicità governativa. Raddoppio dei termini passato con il concorso attivo dei revisionisti sulla pelle del nostro strato proletario. Ora è giunto il momento di dimostrare che non siamo disposti a permettere che vi sia il silenzio: di dimostrare che la nostra volontà e capacità di lotta non è spenta, nonostante tutto, e che ha prodotto all’esterno dei carceri dei Nuclei Armati Proletari per affiancare e sostenere la lotta dei detenuti, per rispondere agli omicidi ed alle stragi ed alle repressioni di Stato. Compagni proletari detenuti, per i nostri diritti, contro la violenza di stato nelle carceri, nelle fabbriche, nei quartieri, nelle scuole e nelle caserme, contro il rafforzamento della repressione, rivolta generale nelle carceri. Rifiutiamo il modo di vivere impostoci dalla classe borghese con lo sfruttamento, la miseria e l’oppressione; rifiutiamo di continuare ad essere l’alibi delle strutture poliziesche ed antiproletarie dello Stato. Compagni, la repressione su di noi affianca e perfeziona il fascismo delle leggi di Stato, conferma che il potere calpesta il diritto del proletariato più debole preparandosi a calpestare la libertà di tutto il proletariato. Noi non abbiamo scelta: o ribellarsi e lottare o morire lentamente nei carceri, nei ghetti, nei manicomi dove ci costringe la società borghese e nei modi che la sua violenza ci impone.

Contro lo Stato borghese, per il suo abbattimento, per la nostra autoliberazione di classe, per il nostro contributo al processo rivoluzionario del proletariato, per il comunismo: rivolta generale nei carceri e lotta armata dei nuclei all’esterno. Rivolta e lotta armata come rifiuto di accettare passivamente la repressione che si aggiunge al genocidio sociale permanente del nostro strato proletario. Rivolta e lotta armata come risposta contro l’esistenza dei carceri; ai decenni di torture, alle centinaia di omicidi consumati senza timore di punizione dai boia del sistema nei carceri, nei manicomi giudiziari, nei riformatori minorili. I Nuclei Armati Proletari contano alloro interno compagni ex-detenuti che hanno sofferto il carcere lottando e maturando politicamente, 10 hanno sofferto come voi, compagni, sui letti di contenzione, nelle celle di isolamento, subendo le sevizie degli aguzzini e le torture dei manicomi giudiziari e che non hanno dimenticato..

Compagni detenuti, i crimini degli aguzzini di Stato non rimarranno più impuniti; i boia fascisti esecutori della repressione nei carceri e nei manicomi, saranno da noi processati e condannati secondo la giustizia proletaria. Contro tutte le violenze subite dai proletari detenuti dobbiamo rispondere con la sola parola d’ordine di classe valida in tutte le situazioni di sfruttamento e di oppressione del proletariato: la ripresa della nostra lotta di massa. Via i fascisti dai carceri in lotta per il comunismo, per loro le fogne possono bastare. Contro il fascismo di Stato violenza organizzata del proletariato detenuto. Compagni non dimenticate che i fascisti sono quegli stessi porci che chiedono con insistenza il ripristino della pena di morte, un aumento generale delle pene del loro infame Codice penale, una maggiore durezza di trattamento nei carceri e sempre i primi a proporre le più reazionarie proposte liberticide. Compagni non dimenticatelo per quelli che avete lì sottomano, isolate e picchiate i fascisti e ricordate che sono nostri boia al pari degli aguzzini, della polizia della custodia e dei padroni.

Compagni detenuti, in questa fase di lotta tutto il proletariato contrapposto al potere borghese che tenta di realizzare il suo più alto tentativo reazionario ed antiproletario, all’interno di una crisi politica ed economica dell’imperialismo mondiale, portando un attacco a fondo alle condizioni di vita e alle libertà del proletariato nelle fabbriche e nei quartieri, aumentando di conseguenza il numero di proletari detenuti. In questo quadro la nostra lotta assume il significato di unità con la lotta di tutto il proletariato proponendo la ricerca di un rapporto di forza vincente e di una strategia che veda la classe operaia alla guida dello scontro di classe di tutti gli strati del proletariato in lotta.

La nostra piattaforma deve perseguire questi obbiettivi:

1) Lotta contro i codici fascisti come momento di unità politica del proletariato contro uno strumento basilare del condizionamento oppressivo del potere.

2) Lotta per la democratizzazione interna dei carceri e per la relativa attuazione di riforme radicali che contemplino sistemi non detentivi, effettiva e reale possibilità di esercitare gli inalienabili diritti umani e politici espressi nelle piattaforme di questi ultimi anni.

Autogoverno, democraticizzazione come sbocco evolutivo delle nostre lotte per le masse detenute che soltanto attraverso una prassi di lotta possono trasformarsi da masse amorfe e strumentalizzate a masse coscienti dei propri diritti e dei compiti di classe rispetto al processo rivoluzionario generale.

I nostri obbiettivi immediati sono:

a) Abolizione dei manicomi giudiziari, veri lager nazisti e strumento di ricatto e di terrorismo per i proletari detenuti.

b) Abolizione dei riformatori minorili, luoghi di violenza originaria sul giovane proletario, atti e programmati per assicurare al potere borghese la continuità di quella delinquenza di cui ha disperatamente bisogno per giustificare gli apparati polizieschi e giudiziari dello Stato. c) Amnistia generale e incondizionata, salvo che per i reati di mafia e per la sbirraglia nera, a parziale rimedio del danno subito dalle leggi fasciste.

d) Abolizione immediata della recidiva.

e) Inchiesta da parte di una commissione non parlamentare, ma composta da compagni, avanguardie di lotta delle fabbriche e dei quartieri sulle torture, sugli abusi e sugli omicidi che sono stati commessi e continuano a commettersi attualmente nei carceri.

t) La verità sul compagno fucilato a Firenze e sulla strage ordinata dal potere ai suoi servi ad Alessandria.

Compagni, al conseguimento di questi obbiettivi i Nuclei Armati Proletari concorreranno all’esterno con le azioni che di volta in volta si renderanno necessarie. Questa azione di propaganda alle lotte è stata condotta dal nucleo esterno del movimento dei detenuti.

Viva il comunismo, viva la lotta dei detenuti».

Ottobre 1974.

Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp.232-234.

Nuclei Armati Proletari, Autonomia Operaia, Nucleo Esterno Movimento dei Detenuti

Questo volantino vuole essere la spiegazione politica maggiormente articolata rispetto al testo megafonato della nostra azione di propaganda effettuata contemporaneamente nelle carceri di Milano, Firenze, Roma e Napoli con lo scopo di rilanciare le lotte dei proletari detenuti sugli obbiettivi maturati a partire dal ’69 ad oggi, e stroncate con le armi nel momento in cui, rispetto alle scelte opportuniste e deviazioniste della sinistra ufficiale, avevano espresso nei loro contenuti e urto di massa un reale irreversibile significato di scontro di classe.

La nostra lotta in questa fase di attacco criminale da parte delle classi privilegiate alle condizioni di vita dei lavoratori e delle classi socialmente più deboli e precarie, acquista un significato di unità di lotta di tutto il proletariato, promuovendo la ricerca di un rapporto di forza vincente all’interno di una strategia che veda la classe operaia nell’estensione del fronte delle sue alleanze alla guida di tutti gli strati sfruttati e oppressi in lotta per un’alternativa comunista. Noi sappiamo che a queste nostre prime azioni di avanguardia, lo Stato borghese e fascista cercherà di screditarci presso il proletariato denunciandoci come provocatori, ribellisti, delinquenti e chi sa cos’altro, ma a costoro noi risponderemo con il solo argomento vero, reale, marxista e non mistificatorio: cioè con la ripresa della lotta di massa su obbiettivi progressisti, rivoluzionari.

I partiti e le organizzazioni della sinistra legale con la tanto declamata parola d’ordine “Fuorilegge il MSI” ancora una volta hanno tradito la coscienza e gli interessi del proletariato deviandone lo scontro di classe; perchè questa parola d’ordine, di delega al governo, cioè alle strutture corporative fasciste della giustizia borghese, ha permesso alla Dc, dopo la clamorosa e reale sconfitta subita con il referendum, di fortificare di fatto il suo potere sulle strutture interne dello Stato, e di ricrearsi quella credibilità democratica, riconoscendo nella parola d’ordine di “Fuorilegge il MSI” un suggerimento amico -tanto da sdebitarsi verso le forze della sinistra rinunciando in allegria alla vecchia linea degli opposti estremismi ormai inutile e infantile per il suo potere riconquistato -che le permetteva, come in realtà è avvenuto, di far approvare dietro il paravento di un disegno golpista (invenzione originale della sinistra che ha fatto della lotta di classe una politica di classe, e quindi non come necessario scontro armato a cui bisogna contrapporre un proletariato illegale nella sua intellettualità, ma come prassi scorretta (criminale!) e quindi vincente rispetto a un proletariato da loro stessi tenuto nell’ignoranza tecnica delle cose illegali, represso, educato alla legalità più ottusa per fini opportunistici di partito o di organizzazione prestrutturati) inesistente nella sua attualità e attuabilità come colpo di stato fascista, un numero indefinito di leggi antiproletarie, di prevaricazioni poliziesche e stati d’assedio (questi sì reali) applicati dalla DC con la stupida acquiescenza dei partiti di sinistra, di cancellare dalla storia rivoluzionaria il movimento di lotta dei detenuti e farlo regredire dalla sua volontà di darsi strutture e strumenti, acquisita nel corso e con la vittoria del referendum la coscienza di un proletariato vittorioso sul piano politico, su posizioni di scoraggiamento e di impotenza il movimento di classe in generale.

Il tutto per ciò che riguarda il PCI all’insegna di un compromesso storico storicamente delinquenziale per le masse proletarie occupate e precarie. La nostra lotta nel perseguire gli obbiettivi delle piattaforme maturate nei carceri negli ultimi cinque anni tende necessariamente e dialetticamente all’unità del proletariato contro lo Stato borghese dell’interclassismo: così è la lotta contro i codici fascisti che sono lo strumento basilare del condizionamento oppressivo del potere, quale espressione dell’unità politica di tutto il proletariato contro le strutture del potere; così è la democratizzazione valida per le masse proletarie detenute quale sbocco evolutivo delle nostre lotte e la lotta di massa quale passaggio necessario da condizione parassitaria e strumentalizzata a stato cosciente dei propri diritti e compiti di classe rispetto al processo rivoluzionario generale; così è la lotta per la liberalizzazione della vita interna dei carceri, cioè per l’attuazione di riforme radicali per sistemi non detentivi, per la possibilità di esercitare gli inalienabili diritti umani e politici espressi nelle piattaforme di questi ultimi anni che sono:

l) Abolizione dei manicomi giudiziari, veri lager nazisti e strumento di terrorismo e di ricatto per i proletari detenuti;

2) Abolizione dei riformatori minorili, luoghi di violenza originaria sul giovane proletario, atti e programmati per assicurare al potere borghese la continuità della violenza di cui ha disperatamente bisogno per giustificare gli apparati giudiziari e polizieschi dello Stato;

3) Amnistia generale e incondizionata, salvo che per i reati di mafia e per la sbirraglia nera a parziale rimedio del danno subito dalle leggi fasciste;

4) Inchiesta di una commissione non parlamentare, composta da compagni, avanguardie di lotta nelle fabbriche e nei quartieri, sulle torture, sugli abusi e sugli omicidi che sono stati commessi e che hanno continuità nelle carceri;

5) La verità sul compagno fucilato a Firenze e sulla strage ordinata dal potere ai suoi servi e mercenari di Alessandria;

6) Riforma del codice penale e di procedura penale che contempli: a) Pene non detentive e che ne riduca i minimi e i massimi attualmente previsti (salvo che per mafia e fascisti). b) Che riduca a un quarto i termini dell’attuale carcerazione preventiva. c) Per una difesa gratuita e reale per tutti e per il contraddittorio processuale; per il diritto a fare politica -cioè a discutere sulle proprie cose -per lo studio libero, il voto, la giusta retribuzione del lavoro, il rapporto sessuale, per l’autogoverno.

Alla furbizia della DC di screditare i grandi quartieri giudiziari (carceri) in lotta per il comunismo relegandovi, occasionalmente, i suoi complici politicamente compromessi e i mercenari neri legati a questi, noi rispondiamo con la sola parola d’ordine di classe valida in tutte le situazioni di sfruttamento e precarietà sociale: via i fascisti dai grandi quartieri giudiziari in lotta per il comunismo; contro le carogne nere giustizia immediata; contro il fascismo di Stato, violenza organizzata e armata del proletariato. Questa è la volontà che arma tutti i proletari detenuti nei carceri del mondo capitalista e imperialista dall’America alla Francia, da Rebibbia a Firenze e che va sviluppando una sola lotta condotta da un unico proletariato contro gli Stati del privilegio borghese, per il comunismo, per un’alternativa rivoluzionaria in Italia e nel mondo.

Viva la lotta dei proletari detenuti di tutto il mondo.

SETTEMBRE 1974.

Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 230-232.

Nuclei Armati Proletari – Nucleo Armato 29 Ottobre, Azione Di Gennaro. Volantino

Oggi venerdì 6 maggio è stata attuata un’azione che tendeva all’esproprio di tre compagni proletari da tempo sequestrati dalla giustizia borghese. All’azione hanno partecipato attivamente due nuclei armati: uno all’interno ed uno all’esterno con funzioni di appoggio. Un altro nucleo di compagni esterni ha preventivamente fatto prigioniero Giuseppe Di Gennaro, un reazionario che da anni è al servizio della repressione di Stato in funzione antiproletaria; attualmente egli viene custodito, interrogato, e processato in una prigione del popolo. Il non raggiungimento dell’obbiettivo inteso nella liberazione di tre compagni, avanguardie reali delle lotte dei detenuti in questi ultimi anni non significa il fallimento dell’azione, ma attesa e certifica il grado di efficienza organizzativa politico-militare raggiunto; imponderabili eventi fortuiti hanno costretto il nucleo armato interno a ripiegare su posizione di stallo ed attualmente si trova barricato all’interno della prigione di Viterbo con alcuni uomini della repressione in ostaggio. L’incolumità fisica degli stessi, l’incolumità fisica di Di Gennaro è subordinata all’incolumità fisica del nucleo interno che intende rivendicare la responsabilità politica dell’arresto di Di Gennaro e di tutte le azioni odiernamente collegate, oltreché motivarle pubblicamente a mezzo stampa Rai-Tv. Soltanto con l’adempimento di questa richiesta e dopo la divulgazione del presente messaggio gli ostaggi saranno rilasciati, il gruppo armato dichiarerà la resa e Di Gennaro sarà posto in provvisoria libertà. Coscienti che l’attuale sottogoverno Fanfani, che ben interpreta la costituzionale vocazione antiproletaria padronale, come i passati governi Tambroni e Andreotti, avrebbe bisogno oggi di nuovo sangue proletario in suffragio alla ragion d’essere della sua linea politica di cui non ultima espressione è il varo di leggi speciali, ufficialmente approvate in questi giorni, coscienti di questo nucleo interno non baratterà la propria libertà né provocherà scontri a fuoco ma risponderà a qualsiasi tipo di aggressione con le armi di cui è in possesso: compreso l’esplosivo. La scelta del settore d’intervento da parte dei Nap è determinata dalla importanza che riveste il settore stesso, nel quale si trova la maggiore concentrazione controrivoluzionaria che si traduce nell’apparato repressivo: colonna portante dell’organizzazione egemonica sulla quale si basa la perpetuazione dello sfruttamento ed asservimento al capitale. Consideriamo giuste e rivoluzionarie le lotte dei detenuti francesi, inglesi, tedeschi, statunitensi, etc. e più da vicino degli italiani (le nostre), non solo perché esse tendono alla reale abolizione dei Codici-banditi fascisti ed alla acquisizione di quegli elementari diritti umani e sociali sinora negati, ma proprio perché vanno a collocarsi nella più vasta strategia della giusta lotta di classe portata avanti dal proletariato provvisoriamente libero solo se sfruttato, del quale i detenuti sono parte integrante, pur declassati, che non si può né si deve, per giustizia politica e coerenza, ignorare. I prigionieri della politica capitalista hanno preso coscienza, pagandola sulla carta e con la propria pelle, della scienza Marxiana alla quale e non poco e non ultimo ha contribuito Bruce Franklin e perciò si organizzano, lottano e lotteranno, pur ignorati volutamente dai comunisti revisionisti, pur gettati a mare dal cosimo extra-parlamentare, pur massacrati, alienati, assassinati, violentati nella loro umanità dal potere democristiano, nei modi, tempi e luoghi che di volta in volta si renderanno necessari. I detenuti, i sottoproletari, i cosiddetti “delinquenti”, prima ancora di essere tali sono proletari: proletari investiti dalla violenza della disoccupazione, dell’ignoranza, dello sfruttamento, della fame, della miseria, della cultura, dell’organizzazione sociale della dittatura borghese. Ed è a questa violenza che i Nap oppongono la loro organizzazione rivoluzionaria posta in essere quale unico evolutivo sbocco di lotta che non presenti le caratteristiche compro missionarie dei revisionisti, quelle opportunistiche extra-parlamentari, entrambe politiche fallimentari ormai del tutto funzionali alla complessiva stabilità del potere borghese. Lotta armata per il comunismo. Creare e organizzare 10, 100, 1000 NAP.

Roma, 6-5-1975.

Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 234-235.