Cronaca delle lotte a Mirafiori

Dall’ottobre 1974 alla firma del patto sociale

2 ottobre 1974. La FIAT ed il Sindacato rompono le trattative.
Viene così decisa dalla FIAT la messa in C.I. di 65.000 operai della FIAT e 6.000 della LANCIA a partire dalla prossima settimana. Le Confederazioni richiedono l’arbitrato del Ministro del lavoro Bertoldi e dichiarano uno sciopero nazionale dei metalmeccanici.

Lunedì 7 ottobre. La FIAT rifiuta l’arbitrato del Ministro e la C.I. è confermata. La mediazione del Ministro che prevedeva 24 giorni di sospensione senza il ricorso alla C.I. era stata accettata dai sindacati. Ma a cosa serve alla FIAT la C.I. è chiaro. Con essa vuole ottenere da una parte una mobilità della forza lavoro funzionale ai suoi progetti di ristrutturazione e dall’altra portare un attacco generalizzato al movimento di lotta. Per questo si può capire fin da ora che la C.I. non sarà uno strumento che la FIAT userà solo momentaneamente, ma che ne farà un uso continuato nel tempo.
Mercoledì 9, sciopero generale dei metalmeccanici di 4 e 8 ore. A Torino la manifestazione è imponente. Se nelle intenzioni delle confederazioni doveva essere un momento di pressione per la riapertura delle trattative, esso si risolve in una grande dimostrazione di forza operaia. A Mirafiori, Lingotto, Lancia di Chivasso, l’astensione è TOTALE grazie ai nutriti e combattivi picchetti organizzati fin dalle 4 del mattino. I crumiri e i provocatori che tentano di entrare, vengono puniti e cacciati. A Mirafiori, un crumiro tale Giuseppe Noacco che tenta di sfondare un picchetto con l’auto viene bersagliato da un lancio di pietre e si schianta contro un palo riportando gravissime ferite. Un altro crumiro Antonio Bosco delle Meccaniche riporta un principio di commozione cerebrale per aver tentato di entrare al 2° turno.
I cancelli di Mirafiori sono di nuovo in mano agli operai. I giornali daranno notizia di 31 feriti ed il SIDA, in un comunicato, invocherà “l’intervento delle autorità cittadine e del Ministro dell’Interno per tutelare l’ordine pubblico in tali situazioni”. Sette grossi cortei sfilano per le vie di Torino dando una grande dimostrazione di forza. Ciò che caratterizza questa giornata di lotta è una decisa volontà di rispondere all’attacco padronale, il quale assume ora, forme e strumenti nuovi oltre all’uso di quelli tradizionali: alla FIAT, infatti, le lettere di ammonizione, i trasferimenti, i licenziamenti politici e per assenteismo vengono costantemente usati per attaccare il movimento e le proprie avanguardie. Per i licenziamenti, ad esempio, viene usata una nuova tecnica per eludere la reazione operaia: prima si notifica il trasferimento dell’operaio da colpire da una sezione ad un’altra (per esempio da Mirafiori alla SPA) cui segue dopo 2 o 3 giorni i licenziamento.
Ma l’attacco non si ferma a questo, usando i servizi di polizia vengono costruite infami provocazioni per attaccare e colpire le avanguardie autonome e rivoluzionarie. In piazza Solferino al termine della manifestazione viene arrestata con argomenti pretestuosi una avanguardia della FIAT e la compagna che stava con lui. Questo ennesimo episodio di terrorismo padronale sta a dimostrare il livello di attacco che viene portato alle avanguardie rivoluzionarie. Di fronte a tale offensiva, inquadrata in una situazione più generale di crisi di governo e minaccia di elezioni anticipate, di tentativi e minacce di spaccatura sindacale, lo sciopero si rivela subito uno strumento inadeguato. La stessa strategia sindacale d’autunno che si prefigge di affrontare una trattativa globale sulla contingenza e sull’occupazione non offre alla classe operaia alcuna affidabilità.
Giovedì 17 ottobre si svolge lo sciopero generale dell’industria di 4 ore indetto dai sindacati dopo un incontro negativo con Agnelli. A Mirafiori vengono organizzate assemblee aperte (così come alla Lancia di Chivasso ed altre fabbriche) con la partecipazione dei partiti politici PCI, PSI, DC. All’assemblea partecipano 20.000 persone. La pista prove è gremita di operai e studenti confluiti in diversi cortei da molte piccole fabbriche e dalle scuole. Vicino alle entrate in corso Tazzoli stazionano in servizio di controllo alcune auto del commissariato di PS di Mirafiori col comm. Dott. Riefolo.
All’assemblea la classe operaia Torinese esprime ciò che pensa della DC e dei suoi uomini: a Donat Cattin vien praticamente impedito di parlare dalla selva di fischi e dalle urla esplose dai compagni.
Tuttavia l’assemblea per quanto massiccia vede una scarsissima presenza di operai di Mirafiori. Quelli che erano nelle officine, sono usciti in pochi, quelli che erano a casa (oggi è giornata di C.I.) sono venuti in pochi. A livello di massa e tra le avanguardie di lotta, sono presenti due fattori che determinano il verificarsi di tali situazioni. Uno di questi è una certa paura che l’attacco all’occupazione ha insinuato tra le aree meno politicizzate di classe.
Il secondo, è dovuto alla scarsa credibilità che riscuotono il sindacato, la sua strategia e le forme di lotta che esso propone per opporsi all’attacco che la classe operaia sta subendo, su tutti i fronti. In questa situazione di crisi per il movimento, svolge una forte attività il SIDA che, coi suoi luridi volantini, cerca di creare ulteriore confusione e disorientamento per sviluppare il qualunquismo.
Questa nuova fase di attacco padronale ha tra l’altro portato un notevole disorientamento tra le avanguardie che si trovavano impreparate sia politicamente che organizzativamente a sostenere lo scontro. Dal giorno della messa in C.I. la lotta interna è rifluita.
Tra le avanguardie, vi è la ricerca di obiettivi e di forme di lotta che pagino di più e che riscuotano credibilità da parte del movimento. Sul territorio si sviluppa a Torino la lotta per l’occupazione delle case e per l’autoriduzione. Lotte che sfuggono al controllo sindacale e che in diversi casi diventano momenti di organizzazione autonoma per l’appropriazione. Il rovescio della medaglia è che lo scontro viene spostato su questo terreno, lasciando la fabbrica, sguarnita esposta alle manovre padronali.

Giovedì 24 ottobre. Un primo momento di lotta interna dalla messa in C.I. si ha alla SPA di Stura. Vi è una fermata di un ora e mezzo con un piccolo corteo interno dei 50 addetti alla manutenzione elettrica contro la volontà della direzione d’istituire il 3° turno.

Lunedì 28 anche a Mirafiori la lotta interna dà il suo segno di ripresa. Alle Meccaniche off. 76, gli operai della linea 4 addetti al montaggio motori della 132, fanno una fermata di un’ora per l’ambiente, la pericolosità ed i carichi di lavoro.

Mercoledì 30, sciopero regionale di 4 ore per la vertenza generale. Alla FIAT vi è  una scarsa adesione. Per il sindacato diventa sempre più difficile mobilitare gli operai su questi obiettivi i quali appaiono ai loro occhi molto fumosi e non riscuotono alcuna credibilità così come le forme di lotta proposte.

Giovedì 31, alle presse, nell’off. 68 vi è una fermata compatta contro i trasferimenti. Questa fermata, come quelle di lunedì 28 e giovedì 24, dimostrano come sia sempre viva tra gli operai la disponibilità alla lotta per la difesa dei livelli di agibilità in fabbrica.

Venerdì 8 novembre, sciopero generale di 4 ore dell’industria e del commercio per la vertenza generale. Alla SPA, il C.d.F., verificata la non riuscita di questi scioperi a fine turno, decide di darlo interno; la partecipazione è maggiore del solito e in alcuni reparti si formano piccoli cortei interni. A Mirafiori lo sciopero prevede l’uscita anticipata. Inoltre è giorno di C.I.; non si può certo sperare che uno sciopero con queste caratteristiche possa esprimere momenti di lotta significativi.

Lunedì 11 alla SPA vi è uno sciopero di reparto contro il licenziamento di un’avanguardia per “violenze” ad un guardione.
Si riuniscono i consigli e da tutti esce l’esigenza di rilanciare la lotta in fabbrica a partire dallo sciopero di mercoledì prossimo. La maggioranza dei delegati ha ben capito l’assurdità degli scioperi vacanza, fatti a fine turno e nei giorni di C.I.

Martedì 12 a Rivalta vengono fatte 8 ore di sciopero, sempre per la vertenza generale, vengono organizzati duri e combattivi picchetti.

Mercoledì 13 è una giornata di lotta molto attesa dalle avanguardie che vogliono usare questa giornata come un momento di rilancio reale della lotta interna, vista come iniziativa per la difesa dei livelli di potere operaio, che gli attacchi portati al movimento anche attraverso la ristrutturazione puntano sempre più ad erodere e a sgretolare. A Mirafiori lo sciopero è interno di tre ore. Le percentuali di partecipazione non sono elevatissime, ma si verificano alcuni momenti di lotta che tendono a mettere in discussione i rapporti di forza instauratisi dopo la messa in C.I. . In verniciatura, gli operai che non vogliono aderire allo sciopero vengono spazzati fuori dalle linee. Dalla meccanica 1 parte un corteo di 7.800 operai che si dirige alla palazzina impiegati bloccandola interamente: da questa ne esce e si dirige alla meccanica 2 dove altre 300 operai aderiscono al corteo; durante il percorso vengono respinte le provocazioni dei capi e del SIDA, i quali, avendo previsto questa giornata di lotta, si erano ben preparati ad organizzare il crumiraggio. Anche all’off. 68, Presse, si forma un piccolo corteo.
Alla SPA stura si formano grossi cortei interni, duri soprattutto nei confronti dei guardioni, che la direzione usa continuamente nella provocazione antioperaia. Tra gli operai è presente la volontà di rispondere ai licenziamenti, che nei soli primi due giorni della settimana sono stati 9, dei quali 8 per assenteismo e l’altro è quello di lunedì 11.
Anche alla Fiat Materferro, durante lo sciopero interno di 2 ore, si forma un grosso e combattivo corteo interno che spazza tutta la fabbrica bloccando interamente la produzione. E’ il primo corteo interno dalla scorsa primavera.

Venerdì 15. Alle fonderie di Mirafiori, che non sono a C.I., una squadra sciopera per tre ore contro la nocività. Per un’ora si unisce alla lotta tutto il reparto.

Lunedì 18, all’off. 92 delle gestioni centrali (Meccaniche), tutti i 350 operai scioperano per un’ora chiedendo il ritiro dei licenziamenti di due compagni. Questi, sono stati effettuati mercoledì scorso, con motivazioni provocatorie e pretestuose sulle testimonianze di due capi. Viene ottenuta una decisa vittoria in quanto i licenziamenti vengono subito tramutati in alcuni giorni di sospensione. All’off. 67, dopo la minaccia di sciopero, la direzione ritira le richieste di straordinari, fatte attraverso i c.r. e i c.s., per gli addetti alle lavorazioni della 131. La produzione di quest’auto, oggi “tira”, e mentre le altre produzioni subiscono la C.I., per questa linea vi è un’intensificazione continua dei ritmi e dello sfruttamento operaio.

Mercoledì 20. Contro la lotta interna che, dopo aver subito una breve battuta d’arresto, si sta sviluppando in modo notevole, la Fiat si muove attaccando ogni punto forte di organizzazione operaia mediante la distruzione dei gruppi omogenei, i trasferimenti in massa, la repressione diretta alle avanguardie ed ai delegati. Altri due episodi successi all’off. 65 (Presse) dimostrano la volontà del terrorismo Fiat. Al primo turno gli operai di una linea si fermano dieci minuti contro la pretesa di un c.s. di far svolgere ad un operaio un lavoro pericoloso; la piccola lotta vince, ma domani, al rientro in fabbrica, gli operai troveranno la linea completamente smantellata: tutta la squadra è stata trasferita in altri reparti. Altro episodio: alla linea 41, il delegato appena eletto viene subito trasferito.

Giovedì 21, all’off. 67 (Presse), protagonista nei giorni precedenti di altre fermate, gli operai delle porte 132 si fermano un’ora contro il trasferimento di 4 compagni alla 131.

Venerdì la lotta fa un salto. Tutta l’off. 67 sciopera 8 ore contro le lettere di ammonizione per “scarso rendimento”. Durante lo sciopero vengono bloccati alcuni camion che portano i cofani delle auto all’esterno e viene esercitata una certa vigilanza sulle linee per controllare che queste non funzionino. La direzione risponde prontamente con l’invio di dieci lettere di ammonizione agli operai che bloccano l’uscita dei camion. Anche al secondo turno gli operai non iniziano neppure a lavorare.
Lotte contro la repressione anche alla SPA Stura. I 120 operai della sala-prova motori scioperano due ore durante le quali organizzano un’assemblea, contro le lettre di ammonizione per “lavoro discontinuo” che hanno colpito due operai. La direzione di questa sezione della Fiat, definita anche dalla FLM la più reazionaria delle direzioni Fiat, sta portando un duro e continuato attacco al movimento con i licenziamenti, quali tutti per assenteismo (da dopo le ferire ad oggi sono circa 300) e con le lettere di ammonizione (circa 3.000). su questo problema molto sentito a livello di massa, il C.d.F., egemonizzato da quadri del PCI, è assente con qualsiasi tipo di iniziativa. Ma le avanguardie non accettano di subire passivamente un tale attacco ed organizzano puntualmente la lotta di reparto.

Lunedì 25 novembre. E’ in questa situazione di lotte spontanee, che peraltro dimostrano l’incapacità delle avanguardie nell’organizzare la forza operaia sul terreno dello scontro di potere, passando così da un terreno difensivo a un terreno di attacco, che intervengono, le Brigate Rosse. Diversi nuclei armati colpiscono, con l’incendio delle auto, cinque rappresentanti del “fascismo fiat”. Con tale azione le B.R. si propongono di fare chiarezza sullo scontro che si sta giocando oggi tra classe operaia e padroni, e dare un’indicazione valida alle avanguardie. Tale indicazione viene recepita dalle avanguardie e martedì, dopo che all’uscita del secondo turno le B.R. hanno gestito l’azione con un volantino davanti a tutte le porte di Mirafiori, alcuni compagni si organizzano per dare una continuità alla rappresaglia.
Poco dopo la mezzanotte viene letteralmente pestato sotto casa sua il c.r. GAMBA Giovanni dell’off. 81 (meccanica 2); costui era ben noto come un “provocatore incallito” e si era sempre distinto come un fedele del C.O. ROCATTI Angelo, quest’ultimo già colpito nel ’73 da un altro nucleo armato.
Durante la giornata vi sono stati alcuni momenti di lotta alle Presse: all’off. 68 continua la lotta contro i provvedimenti disciplinari e l’aumento dei carichi di lavoro, gli addetti alla lavorazione della 131 si fermano per tale motivo dalle 8 alle 10. All’off. 67, in lotta da diversi giorni per gli stessi motivi dell’off. 68, gli operai decidono di autodeterminare i ritmi, rinnovando la decisione di continuare gli scioperi in caso d’intervento dei cronometristi. All’off. 65, una squadra si ferma mezz’ora contro un capo squadra bastardo.
Durante la giornata vi sono stati alcuni momenti di lotta alle Presse. All’off. 68 continua la lotta contro i provvedimenti disciplinari e l’aumento dei carichi di lavoro; gli addetti alla lavorazione della 131 si fermano per tale motivo dalle 8 alle 10. All’off. 67, in lotta da diversi giorni per gli stessi motivi dell’off. 68, gli operai decidono di autodeterminare i ritmi, rinnovando la decisione di continuare gli scioperi in caso d’intervento dei cronometristi. All’off. 65, una squadra si ferma mezz’ora contro un capo squadra bastardo.
Durante la mattina sulla linea della 131, alle carrozzerie, il lavoro viene sospeso per un’ora dalla direzione per rappresaglia ad uno sciopero avvenuto ieri alle Presse.
Anche alla SPA si verifica uno sciopero sulla linea montaggio motori contro l’aumento dei carichi di lavoro.
Ma Agnelli sta già mettendo in atto il suo progetto contro il movimento operaio, stringendo attorno alla classe operaia la gabbia dei sindacati e dei riformisti. Alla riunione del direttivo della FLM tenutasi martedì 27, viene data notizia di una raggiunta bozza d’accordo tra la Fiat e i sindacati di categoria (raggiunta dopo una serie di incontri informali tenutisi a Roma tra le due parti, dei quali nessuno era al corrente) per la “cogestione della crisi”. Il sindacato vuole saggiare il terreno prima di affermare esplicitamente la già avvenuta conclusione dell’accordo.

Mercoledì 27 viene proclamato un altro sciopero di 4 ore per la vertenza generale. A Mirafiori le percentuali di partecipazione non sono molto elevate. Si è però sviluppato moltissimo il dibattito sull’azione delle BR. Le avanguardie discutono sulla proposta politica delle BR, mentre a livello di massa si registra un consenso generalizzato e nei reparti dove lavorano coloro che sono stati colpiti vi è un entusiasmo di massa. All’off. 65 delle Presse dove lavora uno dei puniti, il c.s. GRISOTTO, c’è una partecipazione allo sciopero molto più alta del solito, gli operai tendono ad unirsi in corteo ed esprimono il loro odio contro i capi.
Che la lotta armata in fiat continua ad esistere, trovando un terreno sempre più favorevole sul quale svilupparsi, l’hanno capito anche le gerarchie aziendali, soprattutto i quadri intermedi, tra i quali serpeggia la paura di rappresaglie. In quasi tutte le officine i capi si sono rabboniti e messi in silenzio. All’off. 81 dove lavorava il c.r. Gamba, i c.r. ed i c.s. si sono riuniti giovedì 28 in assemblea per rivendicare alla direzione il loro ruolo di “tecnici della produzione” e rifiutare quello di “poliziotti degli operai”. Le azioni di propaganda e di rappresagli hanno quindi aperto contraddizioni e smagliature nell’apparato di controllo.

Sabato 30 novembre viene firmata l’ipotesi di accordo tra Fiat ed FLM. Il sindacato è ormai deciso a farla approvare con qualsiasi mezzo agli operai. I vertici sindacali hanno accettato il ruolo che Agnelli ha loro assegnato, sospinti da una parte dal PCI, che illusoriamente vede nel patto sociale un primo passo verso il compromesso storico, e dall’altra  dalle forze politiche e sindacali di destra che auspicano l’ordine imperialista.

Dalla firma del patto sociale al marzo 1975

Lunedì 2 e martedì 3 dicembre i sindacalisti si presentano alle assemblee operaie per la discussione dell’”ipotesi” di accordo, con la precisa volontà di non permettere lo svilupparsi del dibattito politico. I termini dell’accordo vengono infatti presentati con un vocabolario tecnico e su tale terreno viene imperniato tutto il dibattito. Le assemblee, per altro, sono disertate da un numero altissimo di operai che manifestano in questo modo il loro rifiuto alla politica sindacale. Solo poche avanguardie cercano con i loro interventi di sviluppare il dibattito politico, ma ottengono scarsi risultati. Il dibattito, dove si sviluppa, viene incentrato dagli operai, sulle prospettive della lotta, sullo sciopero generale del 4 dicembre, sullo sviluppo della lotta interna.

Quando il 5 dicembre i segretari dell’FLM firmeranno definitivamente l’accordo, non potranno certo dire che la classe operaia della Fiat abbia espresso il proprio consenso attivo.

Mercoledì 4 dicembre. Lo sciopero generale è molto atteso dalla classe operaia torinese. Davanti ai cancelli di Mirafiori le avanguardie si danno appuntamento fin dalle quattro del mattino. I picchetti, anche se non molto numerosi, sono duri e combattivi; molti operai non vogliono neppure andare alla manifestazione per continuare i picchetti. I crumiri hanno capito l’aria che tira e sono in pochi a presentarsi. Solo di fronte alla porta 7, sul marciapiede opposto all’entrata, stazionano una cinquantina di conigli seminascosti dalla nebbia; impauriti dalla bellicosità dei compagni. Nel corteo che si snoda la volontà di lotta è tangibile. La questione del potere è al centro delle parole d’ordine molte di queste sono rivolte contro il SIDA, Vanni, Scalia.
Nonostante tutto ciò, dell’accordo non se ne parla, il dibattito non si è ancora sviluppato, ma la giornata di lotta dimostra che la classe operaia di Mirafiori non ha alcuna intenzione di stringere un patto neo-corporativo con Agnelli.
In questa situazione vi è una reale esigenza delle avanguardie più coscienti di politicizzare il più possibile lo scontro per far fallire il progetto neo-corporativo che Agnelli e vertici sindacali vogliono portare avanti contro gli interessi della classe operaia.

Mercoledì 11 dicembre per assolvere a tale esigenza, le B.R. fanno un primo passo colpendo il SIDA. Questa azione viene gestita con un comunicato.

Giovedì 12. L’azione delle B.R. si pone al centro del dibattito di massa. Nel movimento ci sono due reazioni entrambe positive: la prima, a livello di massa, di consenso generalizzato e di entusiasmo, stante a dimostrare la giustezza dell’obiettivo colpendo il quale le BR hanno saputo assolvere ad un bisogno politico di massa; basti pensare che l’FLM non ha distribuito alcun volantino per stigmatizzare l’azione, ed il PCI non ha inscenato i suoi interventi diffamatori. La seconda reazione, avutasi a livello di avanguardie, è rappresentata dallo sviluppo del dibatto politico sul progetto neo-corporativo e sull’esigenza di organizzarsi sul terreno dello scontro armato di potere per poter attaccare tale progetto.
Anche la Fiat prende posizione in modo concreto, dimostrando molto esplicitamente come si articoli il progetto di Agnelli: le porte di Mirafiori e di Rivalta vengono militarizzate dalle 5 del mattino fino all’uscita del secondo turno, davanti ad ogni porta staziona un poliziotto in borghese, questa volta non più sulla solita 128 bianca, bensì su Fiat 127 ed A 112 per meglio mimetizzarsi.
Ma la Fiat inizia a muoversi anche su un altro piano, dimostrando cosa realmente significhi “cogestione della crisi” sul terreno della fabbrica. Alle carrozzerie vengono iniziati massicci trasferimenti dalla lastroferratura al montaggio e viceversa con una procedura mai adottata. Inoltre, ha già avanzato la richiesta di 4.000 comandati alle Presse durante il ponte natalizio. Durante il ponte la Fiat vuole mandare avanti la produzione sulle linee che “tirano” (come la 131) e portare avanti una grande ristrutturazione nei reparti con l’introduzione di nuovi macchinari, spostamenti di linee, diminuzione dell’organico. In questo piano di ristrutturazione interna, è già stata data conferma della decisione di immettere anche a Rivalta una linea della 131 al posto di una linea della 128.
A questi provvedimenti si lega l’inasprimento della rappresaglia contro la lotto: in carrozzeria viene sospesa la lavorazione della 131 al secondo turno, in risposta alla lotta che gli operai della verniciatura al circuito 3, stanno facendo per l’aumento delle pause.

Lunedì 16. Oltre alla richiesta di 4.000 comandati per le Presse, la Fiat ne ha avanzate altre simili (1300 comandati nelle officine di attrezzeria, 900 in lastroferratura, 1000 alla manutenzione stampi); inoltre ha richiesto un numero elevatissimo di straordinari durante il ponte. Attraverso la contrattazione su questi punti tra consigli di settore a direzione aziendale, viene ridotto il numero di comandati, messi a punto i giorni in cui questi dovranno lavorare e respinta da richiesta di straordinari. Al di là dei risultati contingenti della trattativa, è ormai un dato di fatto che la contrattazione avviene sui punti dettati dalla Fiat e non viceversa.

Venerdì 20 dicembre inizia il lungo ponte natalizio che si concluderà il 13 gennaio.

Martedì 7 gennaio. Si aprono 4 giorni di trattative all’Unione Industriale per vedere la situazione dei livelli di produzione invenduta. La fiat dà notizia che le auto invendute sono aumentate di 30.000 unità e quindi pone come propria esigenza il ritorno alla C.I. (2 giorni alla settimana per i prossimi mesi); questa volta la richiesta di C.I. viene avanzata anche per i veicoli industriali. Tutto ciò era prevedibile.
Alle richieste del sindacato di affrontare una trattativa più globale sulla diversificazione produttiva, un nuovo piano di sviluppo per i trasporti, la delegazione della Fiat risponde che il monopolio non vuole prendere impegni di alcun genere, quindi: no allo stabilimento per autobus a Grottamarina, no alla diversificazione produttiva, no alla nuova organizzazione del lavoro. La Fiat non intende certo realizzare tali obiettivi come richiede il sindacato, ma li realizza secondo i propri interessi.
Di fronte a tali posizioni, l’FLM abbandona la proposta della “trattativa globale” e scende a discutere le proposte della Fiat singolarmente. Viene così esplicitamente dimostrato come i vertici sindacali, accettando la logica della “cogestione della crisi”, si siano posti in una posizione nettamente subordinata ai progetti di ristrutturazione del grande capitale.
Negli ambienti dell’Unione Industriale si inizia a ventilare la notizia di un possibile aumento dei listini da parte della Fiat.

Martedì 14 gennaio, la Fiat minaccia sospensioni del lavoro anche alla Lancia.

Mercoledì 15 viene riunito il coordinamento dei delegati FIAT OM Autobianchi Lancia per discutere i risultati della trattativa. In questa riunione vi è una sostanziale paralisi di iniziativa. Vi è ugualmente una forte richiesta da parte dei delegati di uscire dalla genericità degli obiettivi e di rompere le trattative se la FIAT non dà garanzie su di essi; interventi questi pur sempre subordinati alla linea di condotta sindacale, ma che tentano ugualmente di rompere l’immobilismo e l’ambiguità dei vertici sindacali.
Vi è anche posto il problema delle piccole fabbriche che stanno subendo da tempo un durissimo attacco all’occupazione. A tutte queste richieste operaie la FLM non dà alcuna risposta. Da questa riunione non è uscita alcuna proposta concreta di lotta, che sapesse liberarsi dal circolo vizioso della trattativa.
In coincidenza con tale riunione, vengono confermate le sospensioni alla Lancia e vengono annunciati 33 licenziamenti per assenteismo alla SPA Stura oltre alla costituzione di un apposito ufficio che dovrebbe controllare le assenze di ogni operaio, per procedere poi ai licenziamenti da un’officina all’altra. All’off. 76 il 50%  degli operai rimangono inattivi e pagati in economia, sicuramente in attesa di essere trasferiti altrove.
Anche Agnelli sceglie la giornata di oggi per fare un suo pubblico intervento, nel quale espone con dati e cifre le prospettive di sviluppo del monopolio nei diversi settori. Inoltre sottolinea che l’aumento del 18% del fatturato è dovuto soltanto all’aumento dei prezzi dei prodotti e non ad un aumento delle vendite di questi; per  questo conclude rinnovando un invito ai sindacati ed al governo a collaborare con le forze imprenditoriali per una gestione comune della crisi.
Anche gli operai riprendono a farsi sentire dopo essere stati per più di 30 giorni fuori dalla fabbrica. All’Off. 77 vi è uno sciopero di mezz’ora contro l’ammonizione fatta dal capetto SICCO ad un compagno, dopo un litigio per il problema delle tute. Gli operai si recano in corteo dal capo Off. per ottenere l’assegnazione delle tute.

Giovedì 16 gennaio riprendono le trattative all’Unione Industriale. La Fiat si rende disponibile ad una intesa sui giorni di cassa integrazione, ma per quanto riguarda la garanzia della piena occupazione per i 350.000 operai delle ditte fornitrici, rimanda tutto all’Unione industriale, dimostrandosi disponibile a trattare solo sul salario garantito. Ciò significa voler permettere i licenziamenti di massa nelle piccole e medie fabbriche da usare poi come ricatto terroristico nei confronti degli occupati Fiat.
Riprendono anche le trattative a Roma alla Confindustria sulla vertenza sindacale d’autunno.
A Mirafiori una squadra del montaggio della 131 fa la sua prima fermata dopo il ponte, contro i carichi di lavoro, scombussolando la produzione su tutta la linea; le fermate di questa squadra continueranno fino al 27 gennaio con una intensità di una o due al giorno.

Sabato 18, all’Unione industriale si conclude la trattativa con un’altra resa dell’FLM alle esigenze della Fiat. L’accordo prevede 13 giornate di C.I. per i tre mesi successivi e nessun impegno da parte della Fiat per ciò che riguarda l’occupazione nelle fabbriche fornitrici; lo stesso dicasi per gli investimenti al Sud e per un nuovo piano per i trasporti. Sindacati e PCI esaltano questo accordo come una grande vittoria, dimostrando ulteriormente la loro disponibilità al progetto neo-corporativo imperialista della Fiat.

Lunedì 20 viene raggiunto anche alla Lancia un accordo simile a quello raggiunto sabato scorso tra FLM e la Fiat.
Si sta già preparando lo sciopero generale dell’industria di giovedì   prossimo, proclamato dalle Confederazioni a sostegno della vertenza generale. Sarà una scadenza importante per il movimento, che saprà esprimersi sugli accordi che Fiat e vertici sindacali continuano a far subire alla classe operaia. Il dibattito politico sulla linea neo-corporativa si è infatti via via sviluppato, rafforzato da fatti nuovi come l’accordo sindacati-Enel sulle tariffe della luce elettrica, e dalla constatazione di come marcia a gonfie vele il processo di ristrutturazione dei padroni sia nelle grandi che nelle piccole fabbriche.

Martedì 21, alla Confindustria viene raggiunto l’accordo sul salario garantito e si apre ora la trattativa sulla contingenza e sull’aumento delle pensioni. Già è visibile il cedimento delle Confederazioni alla politica economica del governo (è sufficiente guardare le misere richieste salariali in questa vertenza, di fronte all’erosione impressionante dei salari).
Anche la vertenza generale d’autunno è vicina alla chiusura dopo di che i margini di mobilitazione offerti dal sindacato verranno ulteriormente ridotti.
Si riunisce il consiglio del montaggio e della verniciatura alle carrozzerie per discutere l’accordo di sabato 18; su sei intervenuti nessuno esprime un giudizio positivo.
Il SIDA dà la sua adesione allo sciopero del 23. Da circa un mese il SIDA ha abbandonato il suo velenoso linguaggio e prende sempre più una posizione morbida nei confronti della FLM e delle sue iniziative, come per ultima l’adesione allo sciopero generale. Ciò è senza dubbio dovuto a due fattori o ad uno solo di essi: 1) dopo l’attacco subito dalle BR il mese scorso, ne è conseguito per il Sida un forte isolamento da parte delle forze politiche di sinistra, sindacali ed operaie; con tali manovre il sindacato giallo sta cercando di recuperare lo spazio politico che gli è stato tolto; 2) all’interno della direzione Fiat può aver prevalso, in questo momento, la linea contraria all’utilizzo del SIDA, la cui attività provocatoria tende ad accendere conflitti non ritenuti necessari in questo periodo, caratterizzato da accordi sindacali positivi per la Fiat.

Giovedì 23 gennaio sciopero generale dell’industria; la riuscita è totale e plebiscitaria in tutta Italia. Questa giornata di lotta è stata dichiarata dalle Confederazioni sindacali con molta paura: si ricordano bene le bastonate che gli operai di Napoli hanno dato a Vanni il 4 dicembre; per questo si sono adoperate per contenere al massimo la mobilitazione la forza operaia.
A Torino, polo centrale dello scontro oggi, non viene organizzata alcuna manifestazione, comizio o assemblea.  La paura dei sindacalisti di sottoporsi in una giornata di lotta ai giudizi della classe operaia Torinese è molto forte. Ma la forza operaia si sa ugualmente esprimere ai picchetti, ponendo ancora una volta come obbiettivo della lotta il potere. A Mirafiori i i picchetti sono forti e organizzati. I muri di cinta tra i cancelli vengono controllati dagli operai; appena i crumiri si avvicinano per saltare il muro, vengono subito bloccati e puniti dai compagni che si precipitano sul posto in auto. Tre crumiri, l’impiegato Stefano Forneris e gli operai Angelo Ceridono e Remo Spalla che tentano di sfuggire al controllo dei picchettanti la porta 9, rimangono feriti. Anche alla SPA Stura, i picchetti sono molto duri ed organizzati più del solito. Anche qui i crumiri che tentano di sfondare i picchetti vengono puniti; uno di questi, tale Gildo Cappato operaio, viene colpito al viso con un tubolare di una bicicletta che qualche operaio si è portato per meglio fare il suo servizio di picchetto. Anche la direzione, la più reazionaria della fiat, si muove: al picchetto davanti alla palazzina impiegati, i guardioni richiedono il nome ad una avanguardia del gruppo “Avanguardia Comunista”, accusandolo di aver usato violenza contro alcuni impiegati. Il compagno sarà subito licenziato. La mossa è premeditata; i guardioni non vanno a caso ma scelgono un compagno molto conosciuto e altrettanto scomodo al potere.

Giovedì 25 gennaio viene firmato alla Confindustria, l’accordo sulla contingenza.

Lunedì 27, il delegato di una squadra del montaggio delle 131 in lotta dal 16 gennaio, andato in direzione per trattare, trova nell’ufficio anche il rappresentante del SIDA. Questa è una cosa che la Fiat non osava fare più da tempo. Il delegato si rifiuta di parlare e se ne va subito.

Martedì 28 gennaio, alla Fiat di Rivalta vengono messi in libertà 300 operai del primo turno e 4.000 del secondo per rappresaglia contro la lotta degli operai della pomiciatura, che continuano a fare pause di 15 minuti ogni ora contro la pretesa della direzione di ridurle a 10 minuti.
All’Osa – Lingotto, ci sono due scioperi di un’ora. Alle Presse contro gli aumenti dei ritmi e alla 128 contro la pretesa di abolire un turno alla cui decisione ne sarebbero conseguiti massicci trasferimenti.

Giovedì 30 alle Carrozzerie il montaggio finale della 131 sciopera un’ora contro gli aumenti dei ritmi e un’altra ora di sciopero viene fatta alla finitura sedili contro gli spostamenti.
Alla SOT (Sezione Officine Telai) il consiglio di fabbrica invita gli operai alla lotta contro i numerosi trasferimenti fatti da questa sezione, alla SPA Stura e alla Ricambi, imposti dalla direzione senza contrattarli con i delegati. E’ da osservare che sempre alla SPA erano già stati trasferiti 3.000 operai di Mirafiori e sempre qui, alla SPA, dal dopo ferie ad oggi i licenziamenti hanno già raggiunto una cifra che si aggira attorno a 400.

Domenica 2 febbraio, i giornali rendono ufficiali gli aumenti dei prezzi di listino attuali dalla Fiat. Questi aumenti raggiungono una media del 7,7%. Anche una utilitaria diventa sempre più inaccessibile ai proletari.

Mercoledì 5 febbraio. Le lotte interne contro i tentativi della Fiat di aumentare lo sfruttamento diventano sempre più frequenti e più forti. Alle carrozzerie di Mirafiori una squadra a monte del montaggio della 131 si ferma determinando il blocco dell’intera linea; la Fiat, per non aumentare la tensione non si azzarda ad attuare la “messa in libertà”.
Anche a Rivalta viene bloccata tutta l’intera lavorazione della 128; nei giorni precedenti vi erano state altre fermate ed un corteo che, uscito dalla fabbrica, era andato a manifestare sotto la palazzina degli uffici.
Alla Fiat Materferro da tre giorni si sono fermate; oggi, la fabbrica viene completamente bloccata da un corteo che spazza tutti i reparti.

Lunedì 10 febbraio ci sono altre due ore di sciopero sulla linea della 131 contro i carichi di lavoro.
Alla SPA – Centro gli operai danno una forte risposta di lotta contro il tentativo della direzione di allestire una sede Cisnal dentro la fabbrica.
Tutta la fabbrica si ferma e si forma un corteo di 1.000 operai che si reca sotto la palazzina degli impiegati, ed una delegazione di massa prosegue negli uffici della direzione. A riceverli è il figlio di Amerio, responsabile dei rapporti col personale, che risponde in modo molto esplicito: “tutti i sindacati hanno diritto di cittadinanza”. Vista però la decisa volontà degli operai di andare fino in fondo nella loro lotta antifascista, alla direzione non resta di meglio che far sospendere i lavori di allestimento della sede.

Mercoledì 12 febbraio, per la prima volta i sindacati organizzano un’assemblea regionale dei delegati delle fabbriche dell’ “indotto Fiat”, cioè delle ditte fornitrici. L’attacco spietato che da mesi viene portato agli operai di queste piccole e medie fabbriche con la C.I. e con massicci licenziamenti, serve ad Agnelli per accerchiare gli operai Fiat facendo pesare come ricatto la disoccupazione crescente. Ma in tutte queste fabbriche colpire, sono esplose situazioni di lotta che in moltissimi casi hanno raggiunto l’occupazione della fabbrica (Vignale, Gallino, Cromodora, Moretti, Sicam, Altissimo, Camerano, Termonafta, ed altre). Gli obbiettivi di queste lotte sono precisi: ritiro della C.I. e dei licenziamenti. Queste realtà di lotta, che spesso sfuggono al controllo revisionista, diventano un polo di aggregazione di tutte le avanguardie di Torino, comprese quelle della fiat, risultato di ciò è che tra tutte questa avanguardie si sviluppa un forte dibattito politico tendente a trasformare le avanguardie di lotta in avanguardie politiche; in queste situazioni di lotta il dibattito politico sul progetto neo-corporativo e sui compiti delle avanguardie oggi, trova un terreno sempre più  favorevole sul quale svilupparsi. Una situazione quindi inaccettabile per i sindacati difensori del patto sociali; per ristabilire il controllo su tale situazione il sindacato cerca di spostare tutte queste lotte su una piattaforma per tutto il settore dell’ “indotto Fiat”. Obiettivo primo di questa piattaforma, è l’estensione dell’accordo Fiat FLM a tutto il settore dell’indotto.

Giovedì 13 alla lastroferratura dell’Off. 68, gli operai di una squadra della 132 si fermano un’ora contro l’aumento dei ritmi.
Anche gli impiegati partono con la lotta: impiegati del servizio amministrativo della Sud Presse scioperano per tutta la giornata contro licenziamento di un’impiegata a contratto a termine.

Lunedì 17 la stessa squadra dell’Off. 68 che ha scioperato giovedì, fa un’altra fermata contro i ritmi.
Alle carrozzerie, linea della 131, una squadra fa due ore di sciopero per cacciare un operatore bastardo; questo fatto preoccupa abbastanza la direzione, tanto che i “vaselina” vengono subito mandati nel reparto. Vistasi ugualmente costretta a trasferire l’operatore, la direzione fa di tutto perché il fatto non venga pubblicizzato, per paura che se ne possano verificare altri simili.

Martedì 18 febbraio, come una beffa alle speranze del sindacato di concordare con la Fiat nuove linee di sviluppo e di diversificazione produttiva, la direzione Fiat chiede 15 giornate di C.I. per i veicoli industriali, cioè  per gli stabilimenti di SPA Stura, SPA Centro e SOT di Torino OM di Brescia e di Suzzara. Un totale di 18.000 operai che dovrebbero lavorare 2 giorni alla settimana, a partire dall’ultima settimana di febbraio fino alla fine di aprile.
Emerge chiaro che il problema per la Fiat, è una ristrutturazione a livello internazionale del settore veic. Indus. (come dimostra la costituzione della Holding Europea con la tedesca KHD e la Francese Unic, oltre al conseguente trasferimento di alcune lavorazioni in Francia), mentre in Italia assistiamo alla richiesta di C.I. unita a drastici aumenti di sfruttamento (alla SPA di Stura, in alcuni periodi lo straordinario volontario o coatto per il turno di notte raggiunge in alcune officine l’80%, oltre ad aversi un costante aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro). Con la richiesta di C.I. e con le dichiarazioni apocalittiche sulla situazione del settore Agnelli si propone un duplice obiettivo: attaccare e colpire l’organizzazione operaia e spingere il governo ad aiutare la Fiat con misure creditizie e di rilancio del settore.
Si susseguono, intanto, le fermate all’Off. 68 per gli organici, l’ambiente ed i ritmi: i 650 operai della Lastroferratura 131 fanno due ore di sciopero sia nel primo che nel secondo turno.
Anche alla Fiat Materferro continua la lotta contro gli aumenti di produzione; dopo una serie di fermate, gli addetti al furgone 124 hanno continuato a fare 40 veicoli contro i 43 pretesi dalla direzione.

Venerdì 21 febbraio inizia un altro ponte che si chiuderà il 3 marzo.
Durante questi giorni, naturalmente, la 131 “tirerà” a pieno ritmo.

Martedì 25 febbraio c’è un’altra fermata di un’ora e mezza degli operai della revisione 131 all’Off. 68, contro gli aumenti di produzione, e due multe per “voluta lentezza”. Questa officina esiste da solo un anno come Lastroferratura ed è la più colpita dalla ristrutturazione interna; alle continue fermate che si verificano da un certo periodo di tempo, la direzione risponde con i trasferimenti delle avanguardie.
In tre uffici amministrativi delle carrozzerie, gli impiegati scioperano due ore contro i licenziamenti per i contratti a termine.
Intanto, la Fiat richiede il ritorno alle 40 ore per la 126 e lo slittamento della quarta settimana per la 131.

Alla riunione Nazionale di gruppo dell’FLM riunitosi oggi viene deciso uno sciopero per il gruppo veicoli industriali Fiat per il 4 marzo; per l’FLM non è altro che uno sciopero di pressione.

Lunedì 3 marzo viene ripreso il lavoro dopo il ponte e puntualmente riprende anche la lotta. Alla SPA due squadre dell’Off.2  scendono in sciopero per un’ora contro la nocività e l’aumento delle pause. A Mirafiori vi è una fermata di un’ora alla sezione produzione elettronica. Anche la direzione si muove nella sua ristrutturazione: in Meccanica 40 operai del 1° e 2° turno dei cambi vengono trasferiti ai motori della 127, 131, 132 USA.

Martedì 4 marzo, sciopero nel settore dei veicoli industriali e dell’ “indotto auto” in concomitanza con lo sciopero nazionale dei trasporti. Per i sindacati vuole essere un momento di maggior pressione per una nuova politica dei trasporti, ma gli operai della SPA Stura lo fanno diventare un grande momento di lotta. Infatti, durante le tre ore di sciopero fatte internamente, si formano due grossi cortei alle meccaniche ed alle carrozzerie, che, dopo aver bloccato tutte le linee e le lavorazioni individuali, si unificano e si dirigono negli uffici degli impiegati. E’ stata una decisa risposta alle richieste di C.I. della Fiat e non una richiesta di un nuovo piano per i trasporti.
Alla SPA Centro lo sciopero registra un’adesione del solo 30%. Questa è la conseguenza dei numerosi trasferimenti che la direzione ha attuato in questo periodo. Anche a Mirafiori le lotte continuano: alle presse, per esigere l’esonero dal turno di notte, i 150 operai che fanno le 150 ore di studio, organizzano un corteo che percorre i reparti con striscioni e cartelli e col lancio di parole d’ordine. Il corteo esce e si dirige verso la palazzina impiegati per andare a “trattare” con la direzione; qui, porta 16, gli operai iniziano ad abbattere il cancello che era preventivamente stato chiuso dai guardioni. A questo punto, per evitare che la situazione si metta veramente male, il vice direttore del personale GATTI, ordina ai guardioni di aprire il cancello e lasciare entrare il corteo che si scioglie.
Il SIDA, che ha aderito allo sciopero proclamato dall’FLM, organizza oggi un’assemblea nazionale dei suoi 400 delegati per discutere sulle “prospettive della federazione ai fini dell’unità dei movimenti democratici ed autonomi”. La Stampa di domani esalterà la riuscita del convegno, mentre da una inchiesta risulta che è riuscito malissimo con scarsissima partecipazione.
All’unione Industriale riprendono le trattative. La Fiat richiede il ritorno alle 40 ore per la 126, lo slittamento della quarta settimana di ferire per gli operai della 131, 15 giorni di C.I. nel bimestre marzo aprile per i veicoli industriali. L’FLM con la prassi ormai consueta, propone una trattativa “globale”, ma poi scende a trattare i vari punti singolarmente.
Alcune brevi considerazioni:
In queste pagine di diario, si può constatare che la classe operaia della Fiat non ha assolutamente accettato e fatta propria la linea neo-corporativa del patto sociale, e la sua identità di classe è sempre viva. Le continue lotte autonome che si verificano tutti i giorni nei reparti contro gli aspetti della ristrutturazione, mettono continuamente in crisi questo progetto in quanto rompono la pace sociale e mantengono lo scontro su un terreno di classe.
Lo scontro, però, non può rimanere rinchiuso sul terreno decisivo dello Stato, e questa è oggi l’esigenza prima dell’avanguardia di Mirafiori. Ma tale avanguardia vive la contraddizione di non sapersi dare una strategia ed una tattica sulle quali muoversi per affrontare tale terreno di scontro. La perdita di credibilità per gli strumenti usati fino ad oggi, spinge il partito di Mirafiori alla ricerca di una strategia politica complessiva; ma la frantumazione ideologica delle avanguardie e la loro  eterogeneità, rallentano il processo di affermazione di una strategia precisa. Il partito di Mirafiori rimane così una forza senza strategia né tattica, ma la sua attenzione, fatto positivo, è rivolta tutta sul terreno politico.

Marzo 1975

Fonte: Lotta armata per il comunismo

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