Nunzio Festa

17 febbraio 2015

Un omaggio alle donne che hanno lottato, “Sebben che siamo donne”, curato dalla solita attentissima Paola Staccioli, invita a tenere in mente un ricordo che sia rinuncia alla rinuncia. Elena Angeloni, Margherita Cagol, Annamaria Mantini, Barbara Azzaroni, Maria Antonietta Berna, Annamaria Ludmann, Laura Bartolini, Wilma Monaco, Maria Soledad Rosas, Diana Blefari. Dieci nomi di militanti. Biografie sintetiche come fiori su tombe. Sulla tomba dell’abbandono della volontà e pratica della rivoluzione. Con, per la prima volta in assoluto, la testimonianza chiara e senza reticenze di sorta di Silvia Baraldini. “Donne che dagli anni Settanta all’inizio del nuovo Millennio, in Italia, hanno impugnato le armi o effettuato azioni illegali all’interno di differenti organizzazioni e aree della sinistra rivoluzionaria, sacrificando la vita per il loro impegno”, c’è spiegato. Staccioli, infatti, ragiona sul motivo del suo lavoro: “Questo libro è nato per dare un volto e un perché a una congiunzione. ‘Nel commando c’era anche una donna’, titolavano spesso i giornali qualche decennio fa. ‘Anche’. Un mondo intero racchiuso in una parola. A sottolineare l’eccezionalità ed escludere la dignità di una scelta. Sia pure in negativo. Nel sentire comune una donna prende le armi per amore di un uomo, per cattive conoscenze. Mai per decisione autonoma. Al genere femminile spetta un ruolo rassicurante. In un’epoca in cui sembra difficile persino schierarsi controcorrente, le streghe delle quali si racconta nel libro emergono dal recente passato con la forza delle loro scelte. Ché Margherita Cagol, per esempio, omaggiata dalla commovente “Chi ha portato quei fiori per Mara” della band Yo Yo Mundi, non fu soltanto la compagna di Renato Curcio. Come, ancora, la zia dell’assassinato dallo Stato Carlo Giuliani, quella Maria Angeloni trucidata da una bomba da lei stessa piazzata insieme al Giorgio Christou Tsikouris. Era pensato quale atto dimostrativo durante il regime greco dei Colonnelli ai tempi dei Papadopoulos. Era il 2 settembre 1970. Come si ricorda in terra greca. Sul perché proprio Elena non è chiaro. Ma è certo che Maria Elena Angeloni scelse da sola di lottare. Al pari delle altre. Al pari d’Annamaria Ludmann. Alla stregua di Mara. Morte quando mentre erano in resa assoluta. Loro condannate con processo sommario, addirittura.

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