Processo di Firenze per i fatti del 2 marzo 2003. Documento della militante delle BR per la costruzione del Partito Comunista Combattente Nadia Lioce allegato agli atti

Dagli inizi degli anni ’90 le condizioni generali e complessive dello scontro tra le classi con cui si misura l’avanguardia riv. sono profondamente segnate dal mutamento dei rapporti di forza (rdf) tra riv e controriv. risultanti dall’offensiva contro la strategia della LA e le forze rivoluzionarie che l’hanno praticata e, su un altro piano, di quella contro i paesi a transizione socialista con ricadute negative anche sulle guerre di liberazione. In particolare nel nostro paese per un lungo periodo si è determinata l’interruzione dell’intervento pol-militare delle BR-PCC e della direzione riv. che immette nello scontro tra le classi, e la discontinuità della fase di ricostruzione delle forze riv. e proletarie nata all’interno della più generale fase di Ritirata Strategica. Fattori, questi, determinanti la battuta d’arresto subita dal processo riv. in Italia, incidenti a favore della BI nel rapporto con il proletariato, e in negativo sulla tenuta pol. dell’autonomia di classe e del movimento riv.. Nei primi anni ’90 con l’esaurirsi di un’intera fase economica e pol. dell’imp. e degli equilibri internazionali, se ne apriva un’altra connotata dal subentrare al modello fordista del nuovo modello di produzione capitalistica “flessibile” a carattere non espansivo, dalla generalizzazione delle politiche economiche liberiste avviate dal polo dominante statunitense, dalla ridefinizione della strategia di dominio e di guerra dell’imp. in funzione del suo allargamento e della conquista di posizioni più avanzate verso l’est storicamente non integrato nella catena imp., e dalle complessive rifunzionalizzazioni dello Stato borghese e delle politiche degli esecutivi legate ai cambiamenti strutturali, al rafforzamento della BI e al vantaggio pol. e alle posizioni strategiche favorevoli conquistate dall’imp. negli equilibri internazionali. Per la gran parte degli anni ’80 per lo Stato, la realizzazione dell’obiettivo pol. di logorare e neutralizzare la guerriglia e attestare la controriv. è il presupposto del progressivo arretramento delle istanze autonome della classe necessario a scaricare sulla classe operaia e sul prol. gli effetti della crisi del capitale e ad adottare le nuove pol. economiche funzionali a sostenere la valorizzazione ai livelli di concentrazione e centralizzazione che raggiungeva sul piano internazionale a partire dal polo dominante. Dinamiche ed indirizzi pol. che, a maggior ragione per l’instabile posizione occupata dal paese nella divisione internazionale del lavoro a causa del tardivo sviluppo del modello fordista, si sarebbero riversati con gravi ed estese conseguenze sulle condizioni materiali della classe e dunque da parte della BI e della sua soggettività pol., per governare le cd antagonistiche che ne derivavano, era necessario stabilizzare rapporti pol. complessivi di subalternità del prol. nei conflitti che si aprivano e, in prospettiva, di subordinazione. La sostanziale debolezza del capitale multinazionale a base autoctona e il livello a cui la crisi ha investito l’economia del paese, avrebbero infatti spinto le pol. di privatizzazione dei monopoli statali e la finanziarizzazione dell’economia e del capitale alla ricerca di valorizzazione sul piano e su scala internazionale, generando la contrazione della base industriale del paese senza che le pol. economiche a sostegno delle dinamiche del capitale potessero favorirne la conquista di posizioni tali nei settori più avanzati della divisione internazionale del lavoro intorno a cui sviluppare a sufficienza un complesso di attività economiche in generale accentrate nelle formazioni economico-sociali dominanti, ma solo a conservare un capitalismo in dura competizione per mantenere le sue quote di mercato internazionale o rinchiuso nell’orizzonte dei monopoli di nicchia, inadatto ad assorbire la forza lavoro espulsa dai processi di ristrutturazione e in generale soggetto a subire la concorrenza dei monopoli più forti o dei paesi emergenti. Sul medio periodo l’andamento economico stagnate che ha prevalso negli anni 90, esaurito l’effetto di traino della locomotiva USA che era stata alimentata dalle ricadute economiche e produttive complessive derivate dal ruolo di volano economico che ebbe il riarmo reaganiano, e nel contesto di una più acuta concorrenza internazionale, ha esplicitato tutta la prospettiva socialmente regressiva a cui la BI avrebbe condotto sia sul piano della tenuta dei livelli economico-sociali nazionali complessivi che nuovamente su quello delle condizioni del lavoro salariato condannato alla continua intensificazione dello sfruttamento, ad una vita precaria in balia del capitale e, con decurtazioni dirette e indirette dei redditi operai e del lavoro dipendente in genere, all’impoverimento, essendo quella di ridurre il prezzo della f.l. al di sotto del valore medio dei mezzi storicamente necessari a riprodurla una delle ricorrenti controtendenze messe in campo dal capitale in risposta alla sua crisi, in questi anni costantemente favorita e sostenuta dagli indirizzi di pol. economica e di riforma economico-sociale adottati da tutti gli esecutivi che si sono succeduti a supporto del capitale in relazione al nuovo modello di produzione. In un processo critico di complessivi riadeguamento nei caratteri storici delle forze politiche istituzionali e nell’assetto dei poteri dello Stato sul cui lineare programma ed equilibrio pol. a sostegno gravava l’ipoteca impressa dall’attacco delle BR-PCC, con l’azione Ruffilli, la BI e la sua soggettività pol., per far marciare le trasformazioni strutturali e le riforme economico-sociali governandone i conflitti che generavano, doveva soprattutto prevenirli, così il suo attacco avrebbe potuto logorare e far arretrare le posizioni di resistenza su cui era attestata la classe. La formula pol. ed il piano di tenuta di una transizione pol. critica sono stati la concertazione nelle pol. economiche ed il tessuto di relazioni neocorporative tra esecutivo, Confindustria e Sindacato confederale, già rodato negli anni ’80 nella sua funzione antiproletaria e controriv. e stabilizzato negli anni ’90, che diventa un modo ed un terreno per governare secondo una progettualità ed una formula pol. il complesso di riforme economico-sociali e politiche necessarie, in rapporto a quanto di queste si concretizza sul piano della contrattazione e nelle pol. economiche di bilancio dello Stato o a quanto diventa “costituzione materiale” dei rapporti tra le classi. Un “metodo di governo” in base a cui, a partire dalla subalternità degli interessi di classe agli obiettivi della BI, poteva essere costruito un rapporto di subordinazione pol. del proletariato, accerchiandone e neutralizzandone le istanze autonome, radicando la depoliticizzazione dei conflitti e sospingendo la classe in difensiva. Un progetto pol. che, nelle sue evoluzioni, verrà colpito dalle BR-PCC con il rilancio dell’attacco al cuore dello Stato con le azioni D’Antona nel ’99 e Biagi nel 2002. In questo quadro pol. contraddittorio il nodo problematico con cui si confronta l’av. Riv. è il come dare concretizzazione, e in sostanza riprendere l’iniziativa nella nuova situazione dei rapporti riv/controriv e classe/Stato, all’intervento riv. e rilanciare la prospettiva di potere. Storicamente ai fini di una risposta adeguata a dargli risoluzione, l’av. riv. è obbligata a misurarsi con l’approfondimento della cd riv/controriv.. La discriminante tra le av. riv. è diventata la capacità di cogliere questo piano di cd e la sua centralità, e la volontà pol. di farci i conti definendo e collocando l’intervento riv. delle forze materialmente attivabili sul terreno della LA. Il riconoscimento pol. dell’incidenza riv. della strategia della LA, delle linee pol. e di programma dell’attacco allo Stato e alla BI e la verifica della rispondenza degli avanzamenti nella progettualità pol.-strategica prodotti dalla BR-PCC dall’avvio della fase di RS e con l’apertura di quella di Ricostruzione delle forze riv. e proletarie, alle istanze pol. e strategiche della classe nello scontro per affermare i suoi interessi generali e la sua prospettiva di potere contro lo Stato e la BI, sono parte integrante dell’iniziale sintesi necessaria a ristrette avanguardie per definire in ogni suo aspetto l’intervento riv.; intervento da cui progredire nella prassi verificata nello scontro, in continuità-critica-sviluppo con la LP delle BR-PCC verso una dimensione pol-militare superiore. L’assunzione di responsabilità pol. verso il proletariato e le BR nell’intraprendere una prassi riv. che sintetizza il rapporto pol. costruito dalle avanguardie con i termini della proposta delle BR, i nodi pol. centrali che investono lo scontro classe/Stato e la specifica capacità pol./militare esprimibile all’avvio dell’intervento riv. impostano le basi pol. e strategiche che, in mancanza di esperienza riv. complessiva, guidano le verifiche occorrenti a misurare e ponderare le scelte di ordine tattico e a selezionare la disposizione delle forze intorno alla LP e al programma perseguito. Nella prassi complessiva immessa nello scontro, l’avanguardia riv. verifica gli indirizzi e le potenzialità delle forze, le condizioni particolari dello scontro e le cd del lavoro riv. nella dinamica attacco/costruzione/attacco in rapporto con i nodi politici posti dallo scontro classe/Stato nella fase politica generale interna e internazionale e nelle sue congiunture, e affina e complessivizza la capacità progettuale. Nei primi anni ’90 sono gli NCC con le iniziative offensive contro la Confindustria e contro la Nato a proporre nello scontro la risoluzione possibile delle problematiche che investivano l’av. riv. e di classe a fronte dei passaggi politici in cui veniva messo a punto il patto neocorporativo sulla politica dei redditi che avrebbe supportato il governo della crisi e del conflitto e la realizzazione delle politiche economiche liberiste che urgevano alla B.I. e in cui veniva ridefinita la strategia imp. con la proiezione offensiva della Nato a seguito del vantaggio conquistato dall’imp. negli equilibri strategici con la disgregazione del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica e con la prima guerra all’Iraq. Nell’assumere nello scontro con lo Stato e la B.I. il necessario terreno della guerra gli N.C.C. ne impostavano i termini pol. e mil. a partire dai quali l’avanguardia potesse maturare la capacità politica e offensiva superiore adeguata ad incidere negli equilibri generali tra le classi e a modificarli a favore del campo di classe e riv., e ad esprimere con ciò il ruolo di direzione riv. storicamente svolto dalle B.R. su cui costruire il P.C.C. necessario a trasformare lo scontro di classe in guerra di classe per la conquista del potere politico. In questo senso con le iniziative contro la Confindustria e la NATO, propongono alle avanguardie la ricostruzione delle forze intorno al rilancio dell’iniziativa riv.. Un percorso che si confronta con le durissime condizioni dello scontro e che non è affatto lineare né scontato perché implica che l’av. identifichi il carattere generale delle cd con cui si misura nel lavoro riv., che ne dia una definizione pol. e che conquisti e affini la capacità di superarle o di governarle in avanti, approfondendo la progettualità in relazione al passaggio riv. in atto, passaggio che, interno alla fase di ricostruzione delle forze riv. e proletarie., ha sue peculiarità inerenti la discontinuità di percorso e di intervento riv. e la necessità di realizzare la costruzione-fabbricazione del Partito occorrente a dare avanzamento al processo riv. ma a partire da uno stadio aggregativo delle forze. Fattore quest’ultimo che ha rilevanza su un piano strategico perché non riguarda particolari nuclei di avanguardie né è casuale, ma inerisce lo stato e il contesto storici del campo prol e riv. del quale è parte l’avanguardia, in relazione a quanto la controriv. vi ha attestato in termini di dispersione delle forze e consolidato in termini pol. e mil. preventivi e che, finché non siano state ricostruite nello scontro le condizioni complessive del suo superamento, ossia tutti i termini pol-militari per dirigere il processo riv., si riproduce come episodicità più o meno accentuata dell’intervento riv. e instabilità delle forze organizzate. La conquista dei primi termini pol. da parte dell’avanguardia su questo piano è una delle condizioni imprescindibili per avviare l’intervento sul terreno riv. secondo gli indirizzi della strategia della LA assicurando tenuta delle forze e prospettiva di avanzamento. Un processo di acquisizione di cui l’intervento offensivo è uno snodo ma procede per salti e rotture complessivi in base alle verifiche della prassi nello scontro e alla rielaborazione che ne opera la soggettività riv. che in questa fase si misura con il problema di qualificare politicamente e militarmente l’av. favorendone le rotture soggettive necessarie ad assumere responsabilità pol. sul piano riv. ed i salti nella capacità di adempierla, problema da affrontare progettualmente e sul piano programmatico come aspetto pol. centrale della costruzione del Partito in questa fase e termine dell’avanzamento del processo riv.. L’insieme di riferimenti alla base dell’esperienza dei NCC si è riversato nella scelta pol. delle avanguardie riv. che hanno rilanciato l’attacco al cuore dello Stato con l’azione D’Antona, di esplicitare nel documento che la rivendicò, tanto il ruolo pol. centrale di questa esperienza nel percorso di rilancio della strategia della LA, che la presa di responsabilità pol. nell’assumere la denominazione BR-PCC affermando la continuità pol. e strategica dell’intervento dell’av. riv. con quanto praticato e proposto alla classe dalle BR e con il ruolo di direzione riv. svolto dall’O. nello scontro generale tra le classi. Un’assunzione di responsabilità pol. che pratica, attesta e propone l’agire da Partito per costruire il Partito espresso dalle BR in trent’anni di attività che in quanto tale e per i contenuti avanzati conquistati dal processo riv. diretto dall’O. è venuto a far parte in modo indelebile della storia concreta dello scontro di classe nel nostro paese, al di là dell’operato controriv. teso oltreché a neutralizzare le forze anche ad inquinare e a disperdere i contenuti pol. e strategici della proposta riv. e a negare con astruse ricostruzioni giudiziarie e poliziesche la riproducibilità nello scontro attuale dell’avanguardia riv. e della strategia della LA. In realtà quel che il rilancio della strategia della LA ha attestato dal ’99 nello scontro riv/controriv. e classe/Stato è il necessario e possibile approfondimento del rapporto pol. di Partito per far avanzare il processo riv. da dove è giunto dando prospettiva agli avanzamenti prodotti dall’O. e governando in avanti le cd indotte dagli arretramenti. Un nodo pol. discriminante per tutte le av. riv. e gli stessi militanti BR per sostenere lo scontro, stante l’approfondimento del rapporto riv/controriv. e la conseguente radicalizzazione del processo riv., e un dato attestato di valore pol. storico che inevitabilmente incide in profondità il rapporto riv/controriv.. Su un altro piano, il riflesso nelle considerazioni e scelte tattiche da operare di un passaggio ancora non concluso di una complessiva definizione strategica del modo di agire delle forze riv. in questa fase è all’origine dei colpi subiti dall’O. nel corso del 2003; tutt’altro dunque che derivati da una presunta onnipotenza dello Stato che la propaganda controriv. ha cercato di accreditare in una delicata congiuntura pol. in cui l’esecutivo, pur in grado di imporre le sue decisioni ad un Parlamento ridotto a una finizione ratificatrice, non è affatto riuscito a far marciare linearmente i suoi programmi.

Anzi, il suo procedere per forzature e strappi nel tessuto di relazioni neocorporative già eroso dall’attacco dell’O. e dall’opposizione della classe alle pol. che ha garantito, anche per dimostrare la tenuta delle sue linee programmatiche in reazione al colpo subito dal progetto di rimodellazione Economico-sociale (e di riforma in senso federale dello Stato) dall’azione Biagi e alla dialettica tra opzione riv. e istanze autonome della classe che ha approfondito, hanno costretto la soggettività pol. della BI e lo stesso padronato a misurarsi con la sostenibilità pol. di un indirizzo proteso ad attaccare frontalmente le conquiste storiche del movimento operaio e in generale alla drastica intensificazione dello sfruttamento del lavoro salariato come chiave di volta nella competitività, termine principale della rappresentanza pol. che la maggioranza CC può offrire alla BI. Un indirizzo che, mentre i margini lasciati dalla crisi sono sempre più ristretti, alimenta il conflitto, ne favorisce le spinte alla politicizzazione ed incrementa l’impiego di misure repressive nei confronti delle lotte della classe, rendendo critiche le ricuciture necessarie per compatibilizzare le istanze sociali e ricondurle sul programma della BI e questo per di più quando l’intero quadro pol.-istituzionale non è affatto riuscito a tradurre i risultati mil. conseguiti contro le BR in quest’anno in vantaggio pol. per attaccare ulteriormente la classe e indurla ad indietreggiare, come hanno dimostrato i reiterati fallimenti dei tentativi persino di inscenare uno schieramento di classe intorno ai vertici sindacali sul contenuto della “lotta al terrorismo” a sostegno dello Stato ed della BI. Fatti che confermano come, nel contesto di sostanziale vulnerabilità pol. di quanto consolidato nel decennio trascorso dalla controriv., il rilancio dell’opzione riv. e dell’attacco al cuore dello Stato, affermando gli interessi generali e storici del prol. nello scontro di potere tra classe e Stato e dando prospettiva strategica alle lotte della classe, ha aperto un varco nella sua difensiva e ha rafforzato politicamente il campo prol. e riv., qualificando i contenuti delle av. riv. e di classe e incidendo positivamente sulle dinamiche di opposizione e aggregazione prol. nello scontro con lo Stato e la BI.

Sul piano degli equilibri internazionali la strategia di dominio e di guerra accelerata dal polo dominante USA a seguito dell’attacco al WTC e al Pentagono per recuperare sulla quota di potere deterrente preventivo rappresentata dalla storica invulnerabilità del territorio nazionale statunitense, alla prova in questa congiuntura della conquista e stabilizzazione di posizioni di dominio e strategiche in Medio Oriente per avanzare ulteriormente, ad Est, ha dimostrato tutti i suoi limiti in particolare a fronte di una resistenza nazionale irakena che, immaginata residuale rispetto alla rapida invasione anglo Usa, si è invece trasformata in tempi brevi in una guerra di popolo per la liberazione del paese dall’occupazione imp. Guerra che favorisce la crisi politica dell’imp. mettendone a nudo la vulnerabilità pol., non colmabile dall’assoluta superiorità di risorse economiche e mil e dalle tecnologie altamente distruttive che contrappone all’eroica resistenza del popolo irakeno e di quello palestinese, privi peraltro di qualunque retroterra e sostegno che non sia quello delle masse arabe. Il riflesso nostrano delle gravi difficoltà in cui versa il progetto di assoggettamento dell’Iraq per farne risorsa e base dell’avanzamento della guerra e della controriv. imp. e una condizione del riallineamento dello schieramento imp., assume talora risvolti grotteschi per le inadeguatezze pol. dell’attuale maggioranza C.d.L. e di un esecutivo schierato in prima fila a fianco dell’alleato statunitense contro il “terrorismo internazionale”, e per l’ambiguità dell’opposizione istituzionale e dei suoi addentellati sociali paraistituzionali dovuta all’obiettiva improbabilità di riuscire a rappresentare gli interessi generali della BI in crisi politica e all’irrinunciabile priorità controriv. che qualifica la candidatura del centro-sinistra a governare. Di fatto nella misura in cui la guerriglia irakena si è configurata come una vera guerra di popolo estendendo ed innalzando il livello del suo attacco, e in particolare a seguito dei moti insurrezionali di aprile in cui le truppe italiane di Nassirya si sono rese direttamente responsabili di una strage di civili, è andato in crisi il tradizionale indirizzo pol. delle missioni italiane, basate propagandisticamente sulla giustificazione umanitaria e ricostruttiva e materialmente su una disposizione strategico-tattica del contingente italiano della coalizione imp., impiegato in funzione di compiti operativi limitati sotto il profilo offensivo in zone di territorio in cui l’aspetto pol. della prevenzione della lotta armata prevale e in cui perciò può essere messa a frutto la specifica esperienza antiguerriglia maturata in 30 anni in Italia dall’arma dei carabinieri dei corpi speciali e dall’“intelligence”, e allargata a unità delle altre forze annate con l’insediamento permanente nei Balcani per il contenimento dei conflitti etnici fomentati dall’imp. per frammentare e dominare quell’area. Un contingente che, come gli altri sopraggiunto a dare manforte all’occupazione imp., nell’impossibilità pol. e militare di sostenere l’innalzamento dello scontro, è costretto ad un sostanziale arroccamento difensivo, inutile e dannoso, se l’alleato USA e le sue offensive contro le roccaforti della resistenza non raggiungono in breve tempo l’obiettivo di distruggerle per produrre un indebolimento ed un ridimensionamento strategico della guerra di liberazione e conquistare un controllo del territorio irakeno mai avuto dalla fine dell’invasione e che rappresenterebbe la vera “svolta”, tanto reclamata, nella stabilizzazione del dominio imp. sull’Iraq. Senza questa, la partecipazione dello Stato italiano e delle sue truppe alla guerra e alla controriv. imp., pur sostenuta da una relativa coesione bipartisan puntellata da una propaganda imp. democraticamente irreggimentatrice intorno al contenuto della “pace”, alla lunga rischia di compromettere la priorità controriv. che in relazione alla guerra in Iraq, sul fronte interno, si concretizza nel prevenire quelle dinamiche pol. di massa che riconoscessero nella resistenza irakena invece che il “terrorismo” cioè il nemico esterno e interno, una giusta guerra di popolo per la liberazione nazionale dall’imp. che, pur all’alto prezzo di sangue e di sacrificio che la conquista della libertà e del potere sulle proprie sorti impone, può avanzare anche contro un nemico con una potenza distruttiva infinitamente superiore e in un contesto di equilibri internazionali non favorevole ai popoli che l’imp. vuole sottomettere. Una priorità che, per il legame pol. oggettivo tra processi riv. nei paesi europei e guerre di liberazione nell’area mediterraneo-mediorientale , per il quale le BR hanno storicamente prospettato la costruzione del Fronte Combattente Antimperialista quale strumento dell’attacco comune delle forze riv. di questa regione alle pol. della BI, diventa contraddittoria perché se la tenuta della guerra del popolo irakeno non induce ad un ritiro immediato delle truppe che aggraverebbe la crisi pol. della BI, e della sua strategia di dominio e di guerra già a lungo frenata nei suoi programmi di espansione dalla valorosa resistenza nazionale irakena, si riflette però negativamente nella tenuta del fronte interno della guerra imp. e controriv. e incide relativamente anche su quanto ha attestato la controriv. nello scontro generale tra le classi nel nostro paese.

In un contesto interno e internazionale tutt’altro che “pacificato” nel quale le istanze di liberazione della classe e dei popoli si contrappongono allo sfruttamento, l’attacco politico mosso in quest’anno alle BR-PCC e alle proposte che avanzano al prol., teso a contrastarne la dialettica con le dinamiche pol. e aggregative dell’opposizione di classe e riv. alle pol. antiprol., guerrafondaie e controriv. della BI, si è legato ad un indirizzo più generale dell’esecutivo di rafforzamento del fronte interno della guerra imp. che ha introdotto ulteriori misure preventive e repressive ed è stato supportato da una vasta e martellante propaganda allarmistica e dall’appoggio dell’opposizione. In specifico l’attacco pol. all’O. è stato condotto secondo i criteri della “guerra psicologica” e ha integrato l’azione antiguerriglia facendo anche uso dell’argomento della debolezza mil. delle BR per incidere sulla fiducia dei militanti in attività e prigionieri e delle avanguardie riv. e di classe nelle potenzialità riv. della strategia della LA per il Comunismo, come se questo argomento non evidenziasse maggiormente la vulnerabilità e la difensiva politica in cui lo Stato e la BI sono costretti dall’attacco dell’O.. Nondimeno del resto le aveva evidenziate fin dall’inizio, il tentativo di mostrificare le figure dei militanti BR e rivoluzionari o, a seconda dei casi, ad oscurarle come è accaduto con il compagno Galesi con la strumentalizzazione della sua morte e del suo funerale per inscenarne l’isolamento dalla classe e per contro con l’esaltazione del militante catturato nel conflitto a fuoco del 2 marzo, anche per favorire la cancellazione della memoria del compagno caduto. Una gestione meschina che ha affiancato la consueta e sistematica azione tesa a stravolgere i contenuti delle dichiarazioni dei militanti prigionieri ai fini della propaganda controriv., le costruzioni criminogene di digos e magistratura o i tentativi di impedire la tradizionale espressione di identità pol. dei prigionieri in occasione di scadenze processuali. Se questo attacco pol. che ha raggiunto spesso toni incongrui alla storia o riv. del nostro paese voleva incidere sulla tenuta morale e pol. dei militanti in attività e prig. e come prospettiva minacciosa verso la base sociale della LA, ha nello stesso tempo spinto al consolidamento della contrapposizione dell’impegno riv. e alla sua qualificazione, e alla solidarietà di classe con i prig. BR e riv., ed in generale ha funzionato come relativa esorcizzazione delle paure della borghesia. E ciò perché, in ultima istanza, le ragioni della riv. non sono della soggettività riv., ma derivano dalla necessità storica del superamento dei rapporti sociali capitalistici e del dominio della BI, per cui gli avanzamenti attestati dalle BR-PCC sul piano del processo riv. nel nostro paese con il rilancio della strategia della LA per il Comunismo sono processi pol. reali che per la loro rispondenza alle problematiche radicali della fase riv. in atto, pur nella rideterminazione del suo andamento concreto causata dai vantaggi mil. acquisiti dallo Stato contro le BR-PCC e, come comprovato dalla verifica storica della valenza strategica dei riadeguamenti dell’agire dell’av. riv. a ciò che è imposto dal rapporto riv/controriv., in continuità-critica-sviluppo con quanto praticato, conquistato e proposto dall’O., segnano un nuovo punto di non ritorno del processo riv. e trovano sempre il modo di farsi strada nello scontro di potere tra le classi. Uno scontro di potere di cui questo rito processuale che pretende di mettere alla sbarra la riv, non è che uno dei tanti momenti e dei meno rilevanti nel quale in quanto militante delle BR-PCC non posso che ribadire di rivendicare tutta l’attività riv. dell’O. e di rispondere dei miei atti pol. al proletariato e alle BR che ne sono l’avanguardia e lo rappresentano.

ONORE AL COMPAGNO MARIO GALESI E A TUTTI I MILITANTI ANTIMPERIALISTI CADUTI!

VIVA LA STRATEGIA DELLA LOTTA ARMATA PER IL COMUNISMO!

VIVA L’INTIFADA PALESTINESE E LA GUERRA DI LIBERAZIONE NAZIONALE IRAKENA!

PROLETARI DI TUTTI I PAESI UNIAMOCI

5/5/2004

La militante delle BR per la costruzione del Partito Comunista Combattente Nadia Lioce

Un pensiero su “Processo di Firenze per i fatti del 2 marzo 2003. Documento della militante delle BR per la costruzione del Partito Comunista Combattente Nadia Lioce allegato agli atti”

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