Rivendicazione sequestro dirigente Alfa Romeo Michele Mincuzzi

Giovedì 28 giugno 1973 alle ore 20 un nucleo armato delle BRIGATE ROSSE ha prelevato, interrogato e processato MINCUZZI MICHELE, dirigente dell’Alfa Romeo. Per capire chi effettivamente sia costui iniziamo con alcune sue frasi celebri: “L’appiattimento delle categorie è contro natura”. “L’egualitarismo è disumano”. Queste frasi sono il perno dell’impostazione politica dei corsi di addestramento per dirigenti intermedi che tiene periodicamente in fabbrica. MINCUZZI non si accontenta di essere maestro degli aguzzini che ci impongono i ritmi e i tempi infernali ai quali siamo sottoposti all’Alfa, ma impartisce i suoi insegnamenti fascisti anche ai dirigenti di altre fabbriche, tenendo corsi all’UCID (Unione cristiana imprenditori dirigenti). In fabbrica è uno dei massimi responsabili della Direzione della produzione (DIPRO), ed è lui che dirige l’organizzazione dei tempi e dei ritmi delle linee. È sempre lui che decide e controlla i passaggi di categoria. Per le sue “alte qualità” è ritenuto all’Alfa un “esperto” nelle questioni sindacali e ne rappresenta gli interessi nelle vertenze e nelle contrattazioni. Siamo in molti a ricordare la sua attiva collaborazione al CONTROSCIOPERO dei dirigenti per il “diritto al lavoro” e contro la “violenza” che ci ha fatto finalmente conoscere chi sono realmente i nostri padroni di stato. E c’è da credere alla sincerità dei suoi sentimenti “contro ogni violenza” visto che il 2 dicembre 1971 non ha esitato un attimo a sfondare con la propria auto un picchetto, in accordo con la polizia che successivamente ha caricato gli operai. Anche più recentemente MINCUZZI si è distinto nelle manovre che la direzione ha posto in atto contro l’autonomia operaia e le sue forme di lotta, come i cortei interni, gli scioperi a scacchiera ecc. L’ultimo fatto poi (1.000 operai sospesi in seguito allo sciopero della Verniciatura), dimostra che i nostri padroni di stato hanno intenzione di essere all’avanguardia della repressione antioperaia. MINCUZZI è dunque un gerarca in camicia bianca, è della stirpe dei MACCHIARINI e dei tanti altri che nelle fabbriche private e statali cercano di far pagare la crisi agli operai usando gli strumenti del ricatto e del carovita, del terrorismo, della provocazione, in una parola della violenza antioperaia. Il gerarca MINCUZZI ha molti soci dentro e fuori la fabbrica. Uno di questi è PIERANI LUIGI della Direzione del personale, che pur agendo nell’ombra è tra i più accaniti esecutori della repressione padronale… PIERANI, a quanto pare, è talmente cosciente della sua funzione che si fa scortare dal “gorilla” di turno che gli passa la questura e fa tenere costantemente sotto controllo la sua abitazione da un paio di auto civetta. PIERANI non ha capito una cosa, che se i padroni hanno la memoria lunga, i proletari hanno una pazienza smisurata, e che alla fine niente resterà impunito. Compagni, […] impariamo a conoscere ad uno ad uno i nostri nemici, a controllarli e a punirli ogni qualvolta si rendono direttamente responsabili di iniziative antioperaie… Le politiche terroristiche dei padroni camminano con piedi ben definiti e sono quelli dei nostri dirigenti e dei nostri capi. Questa è la premessa per andare avanti sulla strada aperta con le lotte del ’69-73, per sviluppare i temi della guerra all’organizzazione capitalistica del lavoro e della resistenza alla ristrutturazione antioperaia, per consentire al movimento di massa di avanzare nella lotta per una società comunista. Lotta armata per il comunismo.

BRIGATE ROSSE

Giugno 1973

 

Fonte: Soccorso Rosso, Brigate Rosse, Feltrinelli, Milano 1976

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