Tribunale di sorveglianza di Firenze – Dichiarazione del militante delle BR-PCC Roberto Morandi allegata agli atti dell’udienza del 11.02.2005 per ricorso al provvedimento di 41 bis

Lo stato vorrebbe avere la pretesa di infliggere una qualche sconfitta politica alle BR-PCC ed alla classe in generale. Cercando con questo provvedimento di 41 bis di usare i militanti BR ed i militanti rivoluzionari prigionieri come ostaggi su cui fare pressione e con il fine di impedirli ad intervenire politicamente nei cosiddetti “processi alle BR”, di annullare il dato politico che in realtà va ben al di là del rapporto prigionieri/stato, rappresentato dal rilancio della lotta armata. Come se agendo sui prigionieri in qualità di ostaggi da parte dello stato, si riuscisse a liquidare il peso che l’intervento combattente delle BR ha avuto, ed ha, nello scontro rivoluzionario e di classe in questo paese. Ma questa azione evidentemente non può cancellare quanto il rilancio della strategia della lotta armata rappresenti oggi nei rapporti di forza generali. Tra le classi uno svantaggio strategico per la borghesia ed invece un vantaggio altrettanto strategico per il proletariato. Tutto ciò inoltre in un contesto in cui le contraddizioni ed i conflitti di classe si vanno sempre più acuendo e polarizzando sul piano interno, per effetto di una crisi i cui costi la borghesia vuole puntualmente rovesciare sulle spalle della classe. Come sul piano internazionale dei rapporti tra imperialismo ed antimperialismo, se da un lato sempre più si è sviluppata la necessità di imprese belliche ed aggressive da parte dell’imperialismo, in particolare del suo polo dominante USA, dall’altra la resistenza e la guerriglia dei popoli libanese, palestinese, afghano e irakeno, ha impedito il rafforzarsi e stabilizzarsi nell’area della controrivoluzione e degli interessi imperialisti. Così come la resistenza di questi popoli ai disegni imperialisti ha reso più instabile e contraddittoria la coesione della catena imperialista su tutti i fronti di guerra. Avendo pure un netto riflesso sulla situazione del “fronte interno” ai paesi imperialisti in generale, ed in particolare a quelli della coalizione anglo-usa-italiana e dei volenterosi che invasero l’Iraq, non consentendo una costante e stabile mobilitazione di massa a sostegno della guerra di aggressione all’Iraq e all’Afghanistan. Una condizione storico generale che impone sicuramente agli stati imperialisti di rinsaldare il governo del conflitto politico e di classe interno e impedire che vada a saldarsi con le istanze antimperialiste espresse dai popoli aggrediti, come nello specifico del rapporto Rivoluzione/Controrivoluzione di questo paese. Lo stato deve agire su più “fronti interni”, dato il significato concreto che il rilancio dell’iniziativa politico-militare delle BR-PCC da all’avanzamento della lotta sul terreno del potere e per il potere della classe e delle sue avanguardie rivoluzionarie che su questo si dispongono. È chiaro in quale clima politico e sociale, dopo le misure “antiterrorismo internazionale”, perse dal governo con il consenso bipartisan di tutte le forze politiche-istituzionali, questo provvedimento di 41 bis contro i militanti BR e rivoluzionari catturati dal 2003 ad oggi, si collochi! Il dato di fatto è però che se la soggettività politica della borghesia pensava ad una controrivoluzione assestata, per cui le condizioni storiche e politiche in cui i conti con la strategia della L.A. E della lotta per il potere della classe fossero regolati una volta per tutte, con il rilancio invece della L.A quale strategia che consente all’avanguardia rivoluzionaria di esercitare ruolo di direzione ed organizzazione della classe rispetto allo scontro, si è dovuta amaramente ricredere. Così, pur nelle mutate condizioni politiche dello scontro, si è verificato che la strategia della lotta armata è motore capace di modificare a favore della classe il quadro dello scontro e dei rapporti di forza a fronte di un doppio processo controrivoluzionario, che sul piano internazionale modificava a favore dell’imperialismo equilibri e rapporti tra borghesia imperialista e proletariato internazionale, e sul piano interno nei rapporti rivoluzione/controrivoluzione e classe/stato, pareva essersi definitivamente assestato. Quadro dello scontro che si è modificato per come si è qualificato il rilancio della L.A. Cioè di attacco al cuore dello stato, inteso come progetto antiproletario e controrivoluzionario, con cui la borghesia si rapporta ai nodi centrali dello scontro che la oppongono al proletariato. Progettualità che viene individuata riaffermando i criteri che permettono l’attacco allo stato intervenendo nel vivo dello scontro e che sono del patrimonio rivoluzionario più avanzato quello espresso dalle BR-PCC e cioè di centralità selezione e calibramento. Centralità del progetto dominante, selezione del personale perno dell’equilibrio a suo sostegno e calibramento ai rapporti di forza interni ed internazionali, nonché allo stato delle forze rivoluzionarie e proletarie e alla loro disposizione sulla lotta armata. Criteri che, unitamente ai principi politico-organizzativi-strategici, come quelli di clandestinità, compartimentazione e centralizzazione delle direttive-decentramento delle responsabilità politiche e politico-organizzative che consentono alla guerriglia di praticare la strategia della L.A. come strategia adeguata d impattare e distruggere le forme politiche attuali del dominio della borghesia sul proletariato nei paesi imperialisti e sostenere lo scontro, come processo di guerra di classe prolungato con la borghesia e il suo stato, cosicché dall’attacco si abbia il massimo vantaggio politico per il proletariato e la propria organizzazione rivoluzionaria in questa fase dello scontro, come in generale di ritirata Strategia e di ricostruzione delle forze rivoluzionarie e proletarie, dove il dato politico predomina sull’aspetto militare sino al momento della rottura rivoluzionaria, consentono all’iniziativa rivoluzionaria di incidere dove si formano i rapporti di forza e politici nello scontro tra le classi, quale conseguenza del danneggiamento dovuto all’attacco militare portato al progetto e agli equilibri politico-sociali intorno ai quali si vengono a stabilire tali rapporti. E con ciò sviluppare il processo di costruzione del partito Comunista Combattente. Progettualità che esprime il rapporto politico tra la classe e lo stato e che è rappresentata come centralità della rimodellazione economico-sociale dei rapporti e relazioni tra le classi in senso neocorporativo e di riforma istituzionale dello stato. Ed è proprio rispetto al danneggiamento inflitto allo stato che con la linea espressa le BR hanno rafforzato le istanze di autonomia della classe e ristabilito una dialettica storica con queste, in virtù del peso che le BR hanno assunto nello scontro di classe del paese, per l’opzione praticata e proposta a tutta la classe quale unica rispondente alle necessità politiche e strategiche del proletariato di un’ alternativa rivoluzionaria alla crisi economica sociale e politica della borghesia imperialista e alla sua offensiva antiproletaria, controrivoluzionaria e bellicista volta ad aumentare lo sfruttamento della classe operaia, del proletariato metropolitano e a rafforzare il proprio dominio. Per cui i settori ed avanguardie di classe nella loro resistenza hanno trovato maggior forza per rompere le gabbie neocorporative, quale conseguenza del rafforzamento generale delle istanze di autonomia poste nello scontro, trovando le condizioni per riprendere l’iniziativa di lotta proprio intorno al danno pitico subito dalla borghesia per merito dell’iniziativa rivoluzionaria. Un dato politico che ha fatto sì che il rilancio rafforzasse la resistenza proletaria e le sue istanze autonome, nonostante i tentativi dell’esecutivo di riversare i successi della controguerriglia nei confronti delle BR-PCC sull’intero campo di classe e rivoluzionario per farlo arretrare e poter riprendere l’offensiva contro di esso. È questo il risultato mancato che sostanzia l’impotenza politico-strategica dello stato e della borghesia. A questo dato lo stato e la sua controrivoluzione si devono per forza rapportare nel cercare di riadeguarsi e recuperare lo svantaggio sofferto nei confronti della classe e della sua avanguardia rivoluzionaria, ma trovandosi di fronte a un dato di rilevanza strategica, lo stato deve far pesare al massimo i risultati conseguiti solo sul terreno della controguerriglia negli ultimi tempi e dare il massimo risalto controrivoluzionario ai “processi alle BR” cercando di utilizzare in qualità di ostaggi i militanti BR e rivoluzionari prigionieri e propagandando ancora una volta l’ennesima e supposta sconfitta storica delle BR. Ma non essendo stato sufficiente tutto questo nel cercare di divaricare la proposta delle BR dalla classe, e avendo un bilancio dei processi in forte passivo per lo stato, si cerca oggi un ulteriore affondo nell’attacco politico all’Organizzazione attraverso questo provvedimento di 41 bis segno evidente che l’intervento politico dei militanti BR e rivoluzionari in prigionia ai processi, è stato all’altezza di rappresentare e sostenere gli avanzamenti e attestazioni storiche conseguite dalla guerriglia con il rilancio della lotta armata, riaffermando con ciò la propria identità rivoluzionaria in modo sempre più adeguato sottraendosi al ruolo di ostaggio che lo stato utilizza contro la classe, cercando oggi di nascondere la propria attuale debolezza politica generale nel voler agire sui militanti prigionieri, non potendo incidere sui processi storici nel ristabilire l’assestamento controrivoluzionario precedente al rilancio stesso. Quindi rispetto a questo provvedimento di 41 bis e all’utilizzo dei prigionieri come ostaggi è necessario riaffermare la propria identità rivoluzionaria e il sostegno alla propria organizzazione e ciò facendo prendere posizione contro tale provvedimento come atto della ricerca di legittimazione e di un consenso alle politiche dominanti da parte della borghesia imperialista che non possono essere trovati nella realtà dello scontro di classe. Per cui lo stato borghese si riduce alla battaglia contro i mulini a vento della criminalizzazione delle parole politiche dei prigionieri che disconoscono la sua legittimità storica e politica. Una battaglia illusoria perché i processi reali si svolgono fuori dalle mura delle prigioni, sono di carattere politico storico e segnati dall’approfondirsi della crisi dell’imperialismo. E sul piano storico proprio il rilancio della lotta armata dimostra di come le politiche controrivoluzionarie sugli ostaggi perseguite sino ad ora e oggi lo stesso si può dire per questo provvedimento di 41 bis, siano state armi spuntate che non possono fermare il processo rivoluzionario. Per cui pensare di poterlo fare attraverso i militanti BR e rivoluzionari in prigionia usati come ostaggi e attaccarli nell’espressione della propria identità politica, in quanto sono soltanto le “figure” pubbliche della rivoluzione è puramente velleitario e ulteriore riprova del fallimento politico da cui questo provvedimento deriva.

 

Il militante delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente Roberto Morandi

 

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