Solidarietà con i prigionieri politici spagnoli in sciopero della fame per il raggruppamento! Carcere di Marino del Tronto, documento di Pietro Coccone e Giovanni Senzani

Dal 30 novembre 1989 i prigionieri dei GRAPO e del PCE(r) sono in sciopero della fame per ottenere il raggruppamento. Da un mese circa anche i prigionieri dell’ETA sono scesi in sciopero per lo stesso obiettivo.

Cinque prigionieri dei GRAPO e del PCE(r) si trovano da qualche tempo in stato di coma.

In Spagna viene praticato un black out totale su questa lotta prolungata per consentire al governo Gonzales di portare avanti la sua politica di distruzione dei collettivi rivoluzionari che in carcere continuano a lottare, ad affermare la loro identità comunista e a sostenere la lotta armata.

E lo stesso avviene in tutta l’Europa Occidentale dove ai prigionieri rivoluzionari vengono riservate condizioni di prigionia “speciali” per fiaccarne la resistenza. Il modello controrivoluzionario europeo è uguale in tutti i paesi: risocializzazione/abiura o annientamento!

Questi sono i binari su cui si sviluppa sempre più la politica carceraria in Germania come in Francia e Belgio, in Italia come in Spagna e Portogallo, in Irlanda come in Turchia…

Come dicono i compagni dei GRAPO e del PCE(r) la strategia europea occidentale è semplicemente un tentativo di «abolire i prigionieri politici in vista del 1992». Come nello sciopero dei prigionieri GRAPO e PCE(r) del 1981 venne ucciso il compagno Juan Crespo Galende, così oggi il governo socialista spagnolo si mostra pronto ad altre «soluzioni finali».

La lotta dei prigionieri spagnoli per il raggruppamento è parte dello scontro rivoluzionario nell’area europea, ed è quindi parte della nostra lotta in carcere e fuori dal carcere. Da anni ormai la contraddizione dei prigionieri della guerriglia è una realtà che l’imperialismo vuole seppellire in tutta l’Europa. Ma è anche un terreno stabile di lotta e di mobilitazione del movimento rivoluzionario. Sempre più la solidarietà militante è una pratica attiva per rafforzare la resistenza dei prigionieri rivoluzionari e, contemporaneamente, per sviluppare la lotta contro l’imperialismo.

In Germania, di fronte alla mobilitazione di massa a sostegno della lotta dei prigionieri della RAF e della Resistenza per il raggruppamento, lo Stato tedesco ha cercato di innalzare lo scontro per portare all’estremo il braccio di ferro contando sul ricatto di alcuni compagni morti.

In Francia continua l’isolamento dei compagni di Action Directe e dei prigionieri rivoluzionari che da anni si battono contro una politica governativa che li vuole distruggere.

In Italia, ad una politica di risocializzazione sempre più spinta sulla base delle disposizioni premiali della legge di riforma si abbina un attacco diretto a quei compagni e a quelle situazioni collettive che continuano a sostenere la lotta armata. In questo paese il baratto e la svendita della propria identità sono la normalità che il Ministero cerca di imporre. Anche con la forza delle sue guardie. Come è successo il 30 gennaio scorso nel carcere di Novara con l’attacco premeditato di uno squadrone di guardie contro il “blocco B” e il relativo pestaggio di tutti i compagni «rei di non farsi risocializzare».

E non è diverso lo scontro in atto oggi nelle carceri sparse nel territorio europeo.

Contro questa politica del baratto/svendita e dell’annientamento noi riaffermiamo la nostra identità di comunisti in lotta contro questo Stato, contro questo sistema di sfruttamento e repressione imperialista. E ribadiamo con forza la nostra solidarietà militante internazionalista verso i compagni dei GRAPO e PCE(r) e dell’ETA, come verso tutti i prigionieri rinchiusi nelle carceri imperialiste dell’Europa Occidentale.

Per questo il 18 febbraio abbiamo fatto una fermata all’aria assieme ad altri prigionieri.

La solidarietà è un’arma!

Pietro Coccone, Giovanni Senzani

Carcere di Marino del Tronto, 18 febbraio 1990

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