Rivendicazione del ferimento di Antonino Mundo

Martedi, 1 dicembre 1981, il ‘nucleo 11 Aprile’ dell’organizzazione ‘Fronte Comunista per il Contropotere’ ha colpito il boia Antonino Mundo che svolgeva fino ad oggi la ‘professione’ di medico del carcere di Vicenza. Il ruolo istituzionale di Antonino Mundo e di tutti i suoi pari è fin troppo conosciuto all’interno del Proletariato Prigioniero e dei Proletari più in generale: i medici dei carceri occupano un ruolo molto importante all’interno del progetto di annientamento dei Comunisti e di ‘rieducazione’ del Proletariato Prigioniero. Sono loro sotto il comando dei carabinieri e degli aguzzini del carcere, a stabilire le condizioni di salute dei Proletari Prigionieri nei lager di Stato, loro, che dopo i pestaggi, le torture, le infinite violenze fisiche e soprattutto psicologiche a cui sono costantemente sottoposti i Proletari Prigionieri, decidono se il ‘detenuto’ è trasferibile o meno, se le condizioni psicologiche sono compatibili con lo stato di isolamento continuato, loro che redigono i referti medici da cui deve risultare che non di pestaggi si tratta, che non vi sono segni di tortura, ecc. E’ così che il Compagno Lorenzo Bortoli veniva scientificamente ‘suicidato’ in carcere pochi mesi dopo il suo arresto. Fu proprio il referto del boia Antonino Mundo a stabilire che il Compagno Bortoli poteva rimanere tranquillamente in isolamento nonostante avesse tentato altre due volte di trovare la morte. I Comunisti non dimenticano; come non hanno dimenticato i Compagni Antonietta, Alberto, Angelo, caduti combattendo per il Comunismo (l’11 aprile 1979 a Thiene) per un futuro senza galere, senza carceri, senza aguzzini, senza torturatori e senza sfruttamento, cosi non devono dimenticare quanti hanno fattivamente collaborato con gli apparati della guerra antiproletaria.

Nella fase che la lotta di classe sta attraversando risulta con sempre maggiore evidenza che il terreno della lotta armata, pur restando un elemento discriminante per i Rivoluzionari, non può essere sicuramente l’unico e non può essere sostitutivo del vuoto di iniziativa di massa antagonista e della capacita di legare questa ad una effettiva costruzione del Contropotere del Proletariato. Certo, oggi, gli stati maggiori delle neocorporazioni dell’industria e del lavoro stanno lavorando a ritmi serrati per liquidare dieci anni di rigidità operaia, dieci anni in cui il Proletariato non si è fatto abbindolare da nessuna chimerica promessa. I piani padronale-governativi si sono puntualmente infranti contro l’indisponibilità Proletaria a farsi coinvolgere nella pratica dei sacrifici per uscire dalla crisi. Ma, oggi, a partire dalla Fiat, padroni privati e pubblici stanno ottenendo qualche parziale vittoria, anche se sono ben lungi dall’aver raggiunto l’obiettivo della pace sociale mediante un patto scellerato con il sindacato. Compito dei comunisti in questa fase non è tanto e solo quello di creare consenso ad azioni armate più o meno disarticolanti, quanto piuttosto di essere in prima fila nella costruzione di movimenti antagonisti che sappiano intrecciare le lotte di resistenza con lotte di attacco, in altre parole, far vivere elementi del programma Comunista all’interno di singole lotte e lavorare per costruire un più maturo movimento Comunista che sia elemento centrale per la ricomposizione Proletaria e per la edificazione del Contropotere Proletario Armato. Non è l’oggettività dello scontro di classe che determina di per sé la nascita del Movimento Comunista, non è la presunta irreversibilità del declino della società del capitale che può far nascere movimenti di massa che si muovano verso una prospettiva rivoluzionaria, ma è l’agire quotidiano dei Comunisti che può ricondurre i movimenti Proletari, che nascono all’interno della crisi, ad una progettualità rivoluzionaria. E’ un dato di fatto che la nuova forma di sviluppo del capitale si può dare solo in termini di appesantimento delle condizioni di vita dei Proletari, con attacco al reddito, disoccupazione, cassa integrazione e progressiva militarizzazione della Società, per annientare ogni forma di antagonismo e di soggettività comunista, in uno scenario internazionale di guerra e dunque di distruzione di immense risorse umane e materiali. Ma, credere che, per queste ragioni, la fine del capitale sia prossima è una pia illusione e lo è altrettanto il ritenere che l’unico elemento in grado di creare le premesse per uno sbocco rivoluzionario alla crisi, sia la lotta armata e la costruzione di una rete Proletaria clandestina, come è altrettanto opportunista e sbagliato puntare tutto sulla costruzione dei movimenti di massa antagonisti, escludendo la pratica del radicamento del contropotere proletario armato.

E allora, il problema centrale oggi per i comunisti è quello di saper legittimare l’uso della forza all’interno della costruzione degli organismi di massa per l’esautoramento di tutte le forme di controllo istituzionale sulla classe, impostando campagne di combattimento all’interno di questo percorso in quanto espressione del punto più alto di costruzione del contropotere proletario, campagne che si devono basare prima di tutto su battaglie politiche vinte sul terreno di massa. Non vi è dubbio che condizione indispensabile per conquistare il Proletariato al programma comunista è innanzi tutto quella di liquidare definitivamente ogni infiltrazione del nemico tra le fila proletarie, prima fra tutte quella della dissociazione che non deve avere alcuna legittimità politica nel movimento di classe: chi ha assunto la dissociazione dalla lotta armata, è dunque l’abbandono di qualsiasi aggancio con le migliaia di Comunisti imprigionati dallo Stato, come la ‘nuova piattaforma’ per i ‘nuovi movimenti’ deve essere definitivamente bandito dal movimento comunista. Non solo ma siamo convinti che il terreno del carcere debba diventare un momento unificante per il movimento comunista e per le organizzazioni comuniste. I Comunisti, pur nelle profonde differenze con cui oggi si caratterizzano, devono essere sempre dalla parte di chi è ostaggio dello Stato perché ha praticato la lotta armata per il Comunismo, e devono avere come obiettivi unificanti la liberazione di tutti i proletari prigionieri e la distruzione delle carceri. E’ su questo terreno che si può andare a costruire i passaggi concreti per l’unità dei comunisti in un fronte di lotte che via via si allarghi agli altri settori di classe. Certo, oggi, non ci sono ancora le premesse perché questo progetto abbia gambe concrete su cui marciare, ma è con questo orizzonte che bisogna procedere. Lo Stato vuole oggi processare la lotta di classe e i Comunisti che in essa maggiormente si sono esposti: ciò che emerge con sempre maggiore chiarezza è che non esiste più alcuno spazio di gestione ‘tecnica’ dei processi. Gli unici legittimati a parlare sono i ‘pentiti’ e i ‘dissociati’ , ovvero, le nuove istituzioni della repubblica, che dovrebbero servire a sconfiggere politicamente il patrimonio storico della lotta armata nel nostro paese. Chiunque si illuda oggi di poter trovare spazi nelle farse dei processi di regime, per ottenere qualche assoluzione o qualche sconto è semplicemente uno sciocco. Lo Stato si è organizzato anche nel settore della magistratura, con la logica della guerra antiproletaria, in conformità con la riorganizzazione più generale dell’intera società. E così come in fabbrica, non vi è più alcuno spazio per mediazioni sugli interessi di classe, mentre lo scontro va assumendo sempre più i connotati della frontalità, così l’apparato giudiziario, che dovrebbe assolvere al compito istituzionale di giudicare gli imputati sulla base del dettato costituzionale che ‘i cittadini sono uguali davanti alla legge’ , si è trasformato in un organo speciale per l’annientamento dei comunisti. E allora bisogna prendere atto di questo stato di guerra liquidando ogni tatticismo che mira a ottenere sconti o circostanze attenuanti, tradurre la parola d’ordine “la rivoluzione e lotta di classe non si lasciano processare” rivendicando fino in fondo il percorso collettivo di militanza rivoluzionaria, per la distruzione di questa società, sottraendosi alle fin troppo umilianti farse del doversi giustificare di fronte ai maiali intogati, per avere lottato contro la barbarie di questo sistema di sfruttamento. I comunisti non si fanno processare da nessuno!!! Lo stato si gestisca le sue rivoltanti messe in scena; i rivoluzionari trovino le forme più appropriate per dialettizzarsi con il movimento comunista e con la forza che esso sa esprimere.

Rendiamo onore a tutti i compagni caduti per il comunismo!

Niente resterà impunito! Il boia Mundo e tutti i suoi pari devono cambiare mestiere!

Unità dei comunisti nella lotta contro i carceri speciali, contro la differenziazione e per la libertà del proletariato prigioniero! Costruire gli organismi di massa e il contropotere proletario armato!

VICENZA, 1-12-81

FRONTE COMUNISTA PER IL CONTROPOTERE

Pubblicato in progetto memoria, Le parole scritte, Sensibili alle foglie, Roma 1996, pp. 308-311.