Circolare campagna propaganda

Alzare la bandiera della ricostruzione del partito tra gli operai e i proletari

Dopo una campagna organizzazione che ha ottenuto risultati parziali (vedi bilancio) diamo avvio ad una nuova campagna propaganda in una situazione in cui per quanto riguarda l’aspetto interno, la nostra soggettività, abbiamo fatto la prima fusione organizzativa tra forze soggettive con storia e provenienza diverse. Abbiamo inoltre raggiunto una comprensione maggiore dei problemi logistici e organizzativi che dobbiamo affrontare sia a livello centrale che a livello locale. E abbiamo verificato la costruzione di una soglia logistica minima anche nelle situazioni in cui non esistiamo ancora compiutamente con ambiti collettivi d’organizzazione. La gran parte di questo lavoro è ancora allo stadio di comprensione e impostazione preliminare e pertanto dovrà essere proseguito e sviluppato nei prossimi mesi nel lavoro ordinario.

Diamo avvio a questa campagna in una situazione generale caratterizzata dall’incessante sviluppo della guerra imperialista condotta dagli USA nella forma dell’occupazione militare permanente dell’IRAQ. Una guerra che vede coinvolta direttamente anche la borghesia imperialista italiana rappresentata politicamente dalla banda Berlusconi asservita completamente agli interessi americani. Questo coinvolgimento ha già portato l’esercito italiano a collaborare all’oppressione militare del popolo iracheno e di conseguenza ad essere bersaglio degli attacchi della resistenza all’occupazione come nel caso di Nassyria. La guerra in IRAQ è solo l’episodio principale della terza guerra mondiale strisciante che il principale gruppo imperialista sta conducendo per dettare le proprie condizioni nel processo di rispartizione del mondo. Una questione di vita o di morte per i diversi gruppi imperialisti in questa fase della crisi generale del capitalismo. Una rispartizione resa necessaria dal definitivo superamento dell’assetto bipolare sancito dalla seconda guerra mondiale a causa del crollo dei regimi revisionisti nei paesi socialisti, dalla costituzione del polo imperialista europeo sull’asse franco-tedesco, dall’emergere della potenza cinese e dalla ricostruzione un imperialismo russo. Una rispartizione che ha come centro il controllo mondiale del settore energetico e quindi delle possibilità di ipotecare lo sviluppo e di imporre dividendi imperialisti alle economie delle diverse formazioni sociali sia delle nazioni oppresse che delle potenze imperialiste. Il possesso della risorsa strategica petrolifera è l’arma principale di questa guerra. Il petrolio infatti non è semplicemente la materia prima del contendere per la soddisfazione di una esigenza di approvvigionamento o di un’autonomia strategica in campo energetico, cosa che potrebbe essere soddisfatta con il ricorso ad altre fonti, ma è principalmente il coltello che afferrato per il manico può essere puntato alla gola di tutti quelli le cui economie ne hanno assoluto bisogno. E cioè con buona pace dei teorici del superimperialismo e della sua variante ipertecnologica, della maggior parte delle economie del mondo per i prossimi 50 anni. Una rispartizione resa impellente dall’approfondirsi in un processo a spirale della crisi generale del capitalismo. I diversi gruppi imperialisti si scontrano con la consapevolezza che la carestia di profitti, che ad ogni tornante della spirale diventa più acuta, possono affrontarla solo con la logica della “morte tua, vita mea”. In questo contesto il gruppo imperialista dominante USA ha elaborato la strategia della guerra preventiva, che non è guerra preventiva al terrorismo, ma guerra preventiva alle condizioni di sviluppo di altri gruppi imperialisti che possono mettere in discussione il suo primato. È uno scontro che si sviluppa lungo la linea di penetrazione imperialista che va dal medioriente all’Asia Centrale investendo territori che racchiudono la stragrande maggioranza di riserve di petrolio attualmente censite. Questa guerra oltre a registrare l’acutizzarsi delle contraddizioni interimperialiste, registra anche necessariamente l’acutizzarsi della contraddizione imperialismo-nazioni oppresse e si rovescia nello sviluppo di un sistema di guerre popolari di liberazione di lungo periodo dall’Intifada palestinese alla resistenza irachena a quella afgana. Questa guerra crea una situazione nuova anche nei paesi imperialisti come il nostro dove rende imprescindibile la necessità di schierarsi o a fianco degli imperialisti USA o a fianco della resistenza armata contro l’occupazione. Un’alternativa che toglie spazio alle mistificazioni e ambiguità revisioniste, riformiste o pacifiste della sinistra borghese. Si genera una spinta verso la saldatura del movimento contro la guerra con il movimento della classe operaia in difesa delle conquiste e contro le cosiddette riforme (mercato del lavoro, pensioni) e per migliori condizioni di vita e di lavoro. Questo in una situazione caratterizzata dall’inasprirsi del conflitto di classe come mostra il caso della lotta dei lavoratori dei trasporti pubblici. Il loro è nei fatti un grande esempio di autonomia di classe sul piano rivendicativo dopo un ventennio. Una lotta che ha il grande merito di portare un grande contributo alla ricostruzione di un rapporto di forza favorevole alla classe estendendo la mobilitazione successivamente e contro lo stesso accordo sottoscritto dai sindacati di regime. Una lotta che, a prescindere dall’esito, ha già posto alcune questioni fondamentali come quella della riapertura della questione salario contro lo scellerato patto corporativo per la diminuzione del costo del lavoro, o quella delle forme di lotta mettendo in campo forme che siamo paradossalmente indotti a definire radicali come lo sciopero senza preavviso o lo sciopero in presenza della precettazione. Questa lotta è la dimostrazione più chiara che la fascistizzazione dei rapporti sociali, la cooptazione corporativa delle organizzazioni sindacali, la limitazione e negazione coercitiva del diritto di sciopero non possono fermare lo sviluppo della lotta di classe che trova alimento nell’acutizzarsi delle contraddizioni determinate dalla crisi generale del capitalismo e dalle misure che il governo borghese è costretto a prendere per farvi fronte. È la stessa crisi che determina uno stato di stagnazione generalizzato. Una situazione in cui la spirale della crisi è un susseguirsi di fasi di recessione intercalate da piccole riprese dovute principalmente all’economia di guerra. Una situazione in cui ad ogni tornante della spirale non solo si approfondisce lo sfruttamento della classe operaia e delle masse popolari, non solo si soffoca maggiormente la fascia delle piccole attività economiche del settore concorrenziale ma si verifica anche il crollo di grandi imprese monopolistiche come mostrano i casi più eclatanti della Enron, della Wordcom o quello che riguarda più da vicino della Parmalat. Non si tratta di speculazioni sbagliate o di ruberie particolarmente fameliche, sono semplicemente effetti della crisi di valorizzazione e dei maldestri tentativi di aggirarla con artifizi finanziari. Tutto questo compone a livello mondiale un quadro generale in cui si apre potenzialmente un grande spazio rivoluzionario.

Una situazione rivoluzionaria in sviluppo che se la rinascita del movimento comunista riesce ad affermarsi e a interpretarla, apre la possibilità di una nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale paragonabile a quella che ha contraddistinto la prima parte del ’900. La guerra imperialista e il suo possibile sviluppo orientato dalle contraddizioni interimperialiste in particolare determina una fase rivoluzionaria negli stessi paesi imperialisti. Ricrea anche qui le condizioni per la rottura rivoluzionaria come storicamente è già avvenuto nei casi della guerra franco-tedesca con la Comune di Parigi e delle due guerre mondiali con la Rivoluzione d’Ottobre, la Resistenza al nazifascismo e l’estensione del campo Socialista. Il fatto che in paesi imperialisti come il nostro la fase rivoluzionaria partorisca un effettivo processo rivoluzionario è una conseguenza della drammatica acutizzazione delle contraddizioni che si genera nell’ambito di una guerra interimperialista e della volontà della classe operaia di porsi alla testa del movimento delle masse popolari nella ricerca di una via rivoluzionaria di uscita dal baratro di distruzione e morte cui le costringe l’imperialismo. Questa via può essere solo quella della rivoluzione socialista. È una via che la classe può percorrere solo costruendo il suo strumento per la presa del potere, il suo partito comunista. Tutte le condizioni oggettive lavorano in questo senso ma il partito ci sarà solo se la classe vorrà costruirlo. Su questa volontà si gioca il nostro lavoro nel prossimo periodo. Da qui la centralità della propaganda della necessità della ricostruzione del partito. Questa nuova campagna propaganda la promuoviamo proprio per alzare la bandiera della ricostruzione del partito comunista tra le masse popolari e in particolare tra gli operai e i proletari con la consapevolezza che solo se la parte più avanzata della nostra classe si investirà in questo processo sarà possibile raggiungere questo obiettivo.

L’obiettivo principale della campagna è quindi “formarci e formare compagni in grado di propagandare tra gli operai e i proletari la necessità della costruzione del partito comunista della classe operaia”.

La costruzione del partito è un processo che passa attraverso la sconfitta del revisionismo come riflesso dell’imperialismo all’interno del movimento politico della classe operaia. Questa sconfitta ha delle condizioni oggettive e delle condizioni soggettive. Per quanto riguarda quelle oggettive la crisi e la guerra stanno facendo il loro lavoro. Per quanto riguarda quelle soggettive in questa fase hanno a che fare con un quadro capace di trovare le forme e i contenuti per propagandare la necessità della ricostruzione del partito della rivoluzione proletaria in tutti gli ambiti in cui trova espressione la classe operaia e il proletariato e in primo luogo i momenti di mobilitazione, i movimenti e le situazioni di lotta. È chiaro che solo scontrandoci con il revisionismo potremo liberare ambiti dove si può realizzare la raccolta delle forze operaie rivoluzionarie per la costruzione del partito. Solo combattendo i suoi luoghi comuni come la concezione del superimperialismo che fanno da pendant all’opportunismo pacifista; solo combattendo la concezione del “sono onnipotenti e senza contraddizioni e si può solo chiedere loro di essere più buoni” possiamo affermare la linea giusta dell’appoggiare la resistenza nel suo processo di trasformazione in guerra popolare prolungata contro l’imperialismo in ogni parte del mondo e in primo luogo nel nostro paese. Solo isolando ed espellendo dai ranghi della nostra classe gli agenti della resa agli interessi del capitale riusciremo a bonificare il terreno per la crescita di una nuova determinazione politica rivoluzionaria della classe. Un’attenzione particolare va riservata alla lotta all’opportunismo dentro le situazioni operaie. Alla cultura della delega coltivata per decenni dai revisionisti per la quale gli operai non si investono in prima persona nella politica di difesa dei loro interessi ma hanno bisogno di esperti che lo facciano al posto loro. Possiamo fare questo unendoci agli operai che sono determinati a difendere radicalmente i loro interessi, essi sono la sinistra che può conquistare il centro e isolare la destra. La loro esperienza concreta e la propaganda per il partito li porterà a diventare comunisti perché solo così potranno sviluppare strategicamente la loro giusta e corretta tensione.

Dobbiamo anche combattere l’opportunismo dentro le situazioni di movimento. Esso è il riflesso dell’influenza che esercita il revisionismo tra coloro che vorrebbero cambiare la società. Questa influenza si manifesta nella forma del pacifismo, della non violenza, ma anche del movimentismo, dell’eclettismo, del rifiuto di porsi la questione della presa del potere. Possiamo fare questo unendoci con chi è risolutamente determinato a contrapporsi allo sviluppo della guerra imperialista, non distingue opportunisticamente tra intifada palestinese e resistenza irachena ma coglie l’importanza strategica di unirsi alle guerre popolari di liberazione sviluppando il vero internazionalismo proletario che è in primo luogo sviluppare il movimento rivoluzionario nel nostro paese. Dobbiamo dare battaglia anche al soggettivismo che considera determinante solo l’azione dell’avanguardia, sia nella forma di iniziativa d’attacco che in quella di azione diretta per ribadire invece la concezione che la rivoluzione come la lotta di classe la fanno le masse mentre il partito, l’organizzazione dei comunisti, la dirige. Come d’altra parte dobbiamo dare battaglia alle posizioni oggettiviste che in realtà sono il peggiore opportunismo. L’opportunismo di chi aspetta che il processo di accumulazione delle forze rivoluzionarie si determini da solo oppure si dia solo ed essenzialmente sul piano dell’adesione ideologica. Dobbiamo ribadire invece che l’esperienza storica del movimento comunista internazionale ci porta a concludere che, anche nei paesi imperialisti, il processo rivoluzionario può nascere e svilupparsi solo se l’azione di partito ne traccia il solco sviluppando la sua linea di attacco sulla base della strategia della guerra popolare di lunga durata. I contenuti della campagna propaganda “Alzare la bandiera della ricostruzione del partito comunista tra gli operai e i proletari” sono:

Per le strutture centrali

  • la ripresa delle produzione del foglio (red)
  • sistemazione logistica del lavoro redazionale (red)
  • l’organizzazione della sua distribuzione e spedizione (red)
  • bilancio, rinnovo e rilancio com.prop. (com.prop.)
  • impostazione seminario per propagandisti (com.prop.)
  • impostazione ed esecuzione di una iniziativa di PA (red+com.pol.)
  • sviluppo di una linea di propaganda tra gli operai e nel movimento rivoluzionario per la costruzione di organismi di partito. (resp.camp)

Per le strutture locali e situazioni in sviluppo

  • discussione degli articoli del foglio
  • sistemazione logistica per diffusione locale
  • diffusione locale
  • produzione di corrispondenze operaie
  • inchiesta sulla possibilità di costruzione di organismi di fabbrica
  • altre forme di propaganda che mettano al centro la necessità del partito (scritte, affissioni, altro)

I nostri organismi locali sono invitati a riflettere sui termini generali della campagna, stendere un piano che definisca gli obiettivi e i contenuti locali e nominare un responsabile incaricato di dirigerne l’esecuzione.

I compagni delle situazioni in sviluppo sono invitati alla stessa riflessione generale e a dare avvio a soglie iniziali di propaganda di partito nelle loro zone. Il termine della campagna, salvo modifiche nel corso del lavoro, è fissato per il periodo estivo quando svolgeremo il lavoro di bilancio.

 

Note per le situazioni locali

1) Con l’uscita del prossimo numero rimettiamo in campo gli insegnamenti e il lavoro svolto nella scorsa campagna propaganda. È l’occasione quindi per rivedere le liste dei lettori e rifare il punto. Inoltre possiamo mettere in campo le iniziative di diffusione di massa preparate ma non svolte (andranno ripreparati i piani).

2) I punti che riguardano il lavoro sugli operai sono particolarmente importanti perché ci permettono di trarre importanti insegnamenti su come sviluppare la propaganda per il partito tra la classe e tradurla in organizzazione. Allo scopo i compagni possono trarre elementi e svilupparli dal breve allegato 1.

 

Allegato 1

Per svolgere il lavoro di inchiesta tra la classe operaia diamo alcune semplici indicazioni sulle forme percorribili.

  • innanzitutto individuare i referenti. Essi andranno trovati tra gli operai più combattivi, tra quelli che si sono distinti come avanguardie nella lotta, che si pongono realmente il problema della difesa degli interessi di classe e che in nome di questi non delegano a nessuno, tanto meno ai sindacati, la direzione della lotta. Questo tipo di operai scaturiscono spontaneamente dalla lotta economica ed hanno la caratteristica positiva di incarnare profondamente la pratica della lotta operaia. Da loro potremo raccogliere preziosi elementi per lo sviluppo della linea di massa, per la lotta concreta al revisionismo e possiamo capire meglio come tradurre in linee specifiche la nostra linea generale.

Altri andranno trovati tra coloro che già si definiscono comunisti. Se non nel caso di operai appartenenti a gruppi di orientamento ML rispetto ai quali va condotta una inchiesta sulla loro organizzazione prima di aprire il confronto con loro, in maggioranza la loro identità deriva dal movimento comunista che è degenerato nel riformismo e nel revisionismo. Di loro dobbiamo recuperarne l’identità comunista e ricollocarla sul piano rivoluzionario spiegando loro cosa sono e come si organizzano i comunisti. Dobbiamo allo stesso tempo avere la capacità di combattere le idee sbagliate che i riformisti e i revisionisti hanno inculcato nelle loro teste.

  • Possiamo individuare tre forme di incontro per svolgere questa inchiesta:

– incontri di basso livello con singoli o gruppi di operai per spiegare cosa pensiamo e per capire se è possibile un lavoro in comune (manteniamo uno stile verbale senza cose scritte). I temi riguarderanno principalmente la lotta sindacale e l’organizzazione sindacale in fabbrica e secondariamente la problematica dello sbocco delle lotte.

– incontri di medio livello con singoli per consegnare il giornale e trarne le impressioni e/o l’adesione ideologica (va valutata la forma per non esporsi troppo). I temi riguarderanno principalmente lo sbocco politico delle lotte, quale prospettiva vincente per la classe operaia e secondariamente le forme organizzative:

– incontri avanzati con singoli per curarne la formazione in vista dell’adesione organizzativa ricorrendo al seminario sul partito. I temi riguarderanno principalmente le forme organizzative, il tipo di partito e la sua strategia.

Queste semplici indicazioni servono per dare uno schema al lavoro pertanto non vanno eseguite alla lettera ma vanno arricchite dalla creatività e dallo slancio dei compagni che svolgono il lavoro. Nel bilancio finale della campagna dedicheremo uno spazio specifico a questo lavoro nei termini di:

1) quanto ci siamo formati come propagandisti tra la classe operaia;

2) con quanti operai abbiamo svolto questo lavoro e che risultati ne abbiamo tratto;

 

Allegato 2

Abbiamo deciso di promuovere questa campagna propaganda per alzare la bandiera della ricostruzione del partito tra la classe operaia e le masse popolari.

Non per questo ci dimentichiamo di valorizzare un importante passo fatto nella scorsa campagna che consiste nella riuscita del primo tentativo di fusione di forze rivoluzionarie presenti nel nostro paese. Questo importante passo avanti nel processo di ricostruzione del partito va necessariamente valorizzato e propagandato tra tutti i compagni dell’organizzazione, tra i candidati e tra gli stretti e fidati collaboratori. Valutiamo per il momento di non propagandare all’esterno (e cioè tra le forze soggettive) questo passo. Da una parte questo passaggio necessita di un periodo di verifica e consolidamento nel lavoro dei prossimi mesi, dall’altra occorre sviluppare il lavoro di inchiesta sulle forze soggettive seriamente intenzionate a sviluppare il lavoro di ricostruzione del partito così come lo abbiamo impostato. Quest’ultimo sarà uno degli impegni del lavoro ordinario che il comitato politico e la redazione del giornale esamineranno. Pertanto invitiamo gli organismi locali e i compagni dell’organizzazione a centralizzare suggerimenti e proposte in merito.

Organizzazione per il Partito comunista politico-militare.

Organizzazione per il Partito Comunista politico militare

gennaio 2004

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