Volantino sequestro Idalgo Macchiarini

Venerdì alle ore 19 le Brigate Rosse hanno arrestato, di fronte allo stabilimento della Sit Siemens, il dirigente Idalgo Macchiarini. Dopo averlo processato lo abbiamo consigliato a lasciare al più presto la fabbrica e quindi rilasciato in libertà provvisoria. Alcuni si chiederanno “perché proprio Macchiarini ?”. In fondo pur essendo responsabile dell’organizzazione del lavoro allo stabilimento TR e quindi responsabile dei livelli di sfruttamento che colpiscono oltre 3000 operai e dei provvedimenti disciplinari, egli è solo il n. 3 della linea dura neofascista che da oltre un anno si è affermata nella fabbrica e che vede in Villa (n.1) e Miccinelli (n. 2) i battistrada e in Tortarolo, “pesce più piccolo”, il gregario provocatore. Macchiarini è un brutto cane ringhioso e gli operai lo sanno tutti. Infatti ad ogni corteo interno, tanto per divertirsi un po’, vanno su a dargli qualche calcio nel culo per rispondere nel modo giusto alla sua ridicola aria di sfida. Macchiarini di fatto è un “duro” di quelli che ad ogni passo ripetono “gli operai vanno trattati con la frusta, sennò son sempre lì a rivendicare”. Macchiarini, però è anche un saggio egli sa che le forze reazionarie che fanno capo a quel Piccoli, ministro delle partecipazioni statali e fiero sostenitore della destra nazionale, lo considerano “patrimonio intoccabile della nazione”. Per questo egli, le sostiene con le parole e coi fatti. Macchiarini, per concludere, è quello che si dice un tipico neofascista: un neofascista in camicia bianca cioè una “camicia nera” dei nostri giorni. Macchiarini dunque a suo modo e a suo livello, è un responsabile della guerra che la borghesia ha scatenato su tutti i fronti e su tutti gli aspetti della vita produttiva e sociale delle masse. Per questo abbiamo inteso rendere celebre, “celebrando” la sua mediocrità, questo funzionario della reazione che, a differenza delle SAM (commandos terroristici della provocazione fascista) non butta bombe contro lapidi partigiane e sedi di partiti democratici ma colpisce direttamente, quotidianamente, con metodo la classe operaia al suo cuore: la colpisce nella sua lotta incessante per la sopravvivenza e il potere.

Questo processo proletario a Macchiarini è però anche un avvertimento a tutti gli altri, in qualunque fabbrica o in qualsiasi parte del paese prestino servizio, che: alla guerra rispondiamo con la guerra; alla guerra su tutti i fronti con la guerra su tutti i fronti; alla repressione amata con la guerriglia. Nessuno tra i funzionari della controrivoluzione antioperaia dorma più sonni tranquilli; nella grande città dello sfruttamento non c’è più porta che non si possa aprire con le “forze dell’ordine”(pubbliche e private) per quante numerose possano diventare: nulla possono contro la guerriglia proletaria! Mordi e fuggi! Niente resterà impunito! Colpiscine uno per educarne 100! Tutto il potere al popolo armato! Per il comunismo.

Brigate Rosse

3 marzo 1972

 

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